175 ..:: 26.09.2023
..:: Nella foto,
una scultura di Vito Zaza.
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TRINITAPOLI ..:: Si era in ottobre di un po’
di anni fa! Lo rammento benissimo, ed ora il ricordo mi
viene più chiaro alla mente. Ora che riguardo ancora una
volta, e con ammirazione (forse comprendendo appieno il
pathos creativo dell’autore), la terracotta di Vito Zaza
che conservo per suo gradito ricordo.
Non ci eravamo mai incontrati ed io ignoravo perfino la sua
esistenza. Poi il mio viaggio a Bari in fonderia per la
realizzazione di un pannello bronzeo. Lì, in un angolo,
seminascosto da una miriade di altri bozzetti (in attesa di
essere esaminati o sottoposti a lavorazione), scorsi una
terracotta che attirò il mio sguardo. Trattavasi di una
figura femminile assisa su un blocco di legno, un
parallelepipedo dorato, che mi osservava. Sì, fu questa
allora la mia impressione. Ero io che la guardavo, ma pure
avevo la sensazione che fosse quella figura a fissarmi ed a
chiedermi il perché del mio sguardo indagatore. Chi ne era
l’autore? Ricevetti notizie dall’amico fonditore e così
seppi il suo nome: ZAZA. Originario di Molfetta, di
chiara fama, mi fu detto. Già il nome della città fu un
richiamo per me, riportandomi alla mente le origini della
mia famiglia; quindi istintivamente avvertii il desiderio di
tornare lì dove tutto per me aveva avuto origine. Ora a
quello se ne aggiungeva un altro: conoscere l’autore di
quella scultura, sapere del suo operare.
Prenotai con il telefono una visita. Mi accolse nel suo
studio dopo qualche giorno e mi si mostrò subito una persona
gentile, addirittura cordiale nel porsi a mia disposizione e
nel fornirmi ogni notizia che potesse caratterizzarlo. Fu un
colloquio lungo; un paio di ore? In un intervallo,
profittando di un suo colloquio a telefono, colsi
l’occasione per dare uno sguardo alla monografia che mi
aveva porto, quasi come benvenuto, e lessi tra l’altro:
“…Ecco, se io dovessi dire la qualità primaria delle
sculture novissime di Vito Zaza direi che, riuscite o
meno, hanno tutte un che di lieve e di lievitante, di
toccate dalla grazia della poesia che fa dimenticare la
pesantezza della materia e la fatica della tecnica per far
lievitare poeticamente le forme… Vito Zaza non fugge
dal presente: scopre il positivo nel tragico quotidiano e lo
esalta come seme del futuro. E state certi che queste sue
donne, strette nelle vesti come larve, prima o poi
metteranno le ali e voleranno”. (Prof. Dario Micacchi –
Mostra Palazzo Tupputi – 1985 Bisceglie).
Così, trascorsi quel tempo, che a me parve molto breve.
Forse avrei voluto prolungarlo, eppure dovevo andare.
Certamente non con le mani vuote e così dopo aver
riflettuto, chiesi di portar via un esemplare. Il Prof.
Vito abbozzò un sorriso di compiacimento e mi fece
scegliere. Mi avvicinai alla mia figura femminile, simile in
un certo qual modo a quella già vista a Bari: una gemella,
pensai! Chiesi di corrispondere il dovuto, gli versai con
assegno la cifra da lui richiesta, lo salutai, ricevendone
raccomandazioni su come sistemare la scultura nel dettaglio
e con il cuore contento m’incamminai verso la mia auto. Essa
era incartata e protetta, e durante il viaggio riguardavo
l’involto poggiato sul sedile. La cosa suscitò molto
interesse in casa, ma il mio desiderio fu quello di recarmi
il giorno dopo dal marmista per preparare la sistemazione
definitiva della scultura, così da poterla ammirare, e farla
ammirare da chi eventualmente fosse venuto in casa mia.
Ora è qui. Disposta per essere ammirata da chiunque. Ma
disposta anche lei a guardare con meraviglia coloro che si
attardano attorno ad essa. Questa è la mia meraviglia!
Matteo de Musso
..:: Note e approfondimenti. |
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