181 ..:: 26.10.2023
..:: Francobollo: Messaggero a Cavallo.
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TRINITAPOLI ..:: L’esigenza di scambiare
informazioni tra due o più persone hanno permesso alle Poste
di essere attive sin dai tempi remoti. Poiché era
impensabile mettersi in cammino a piedi o sul proprio
cavallo e percorrere centinaia o migliaia di chilometri,
nacquero con il tempo i primi “sistemi postali”. Di volta in
volta, tali sistemi sfruttarono tutte le scoperte che nel
corso dei secoli consentivano il trasporto delle
informazioni scritte su un foglio di carta e trasportate da
uno o più “Portalettere” per arrivare al destinatario della
missiva in modo celere, sicuro e soprattutto senza che
nessuno lungo questo tragitto potesse leggere il contenuto
delle lettere.
I grandi imperi dell'Antichità avevano propri servizi
postali interni, “messaggeri a cavallo” che servivano
esclusivamente a trasmettere ordini e messaggi dal centro
della città alla periferia e viceversa. Successivamente
nell’antico Egitto vi era già un servizio postale avanzato e
fruibile, oltre che dai funzionari dei faraoni, anche da
parte di persone di cultura e dai commercianti. In quegli
anni i servizi di trasporto avvenivano per via fluviale ed i
supporti sui quali viaggiavano le informazioni erano i
papiri scritti in “demotico” quando l’argomento trattato era
di natura commerciale.
In quegli anni, anche l’Imperatore Ciro II di Persia si
preoccupò di introdurre ed organizzare un vero e proprio
servizio di posta pubblica. Considerato che il cavallo
poteva percorrere in ventiquattro ore un certo numero di
chilometri, vennero istituiti lungo tutto il percorso
viario, ben 111 stazioni ed i messaggi riuscivano a coprire
tutta la distanza in diversi giorni.
Con Augusto, Imperatore Romano, ci fu una vera
organizzazione del servizio della posta. Il servizio divenne
“Curcus publicus” ovvero “posta statale”.
I messaggeri che portavano con loro le informazioni erano
chiamati “tabellari” e le custodivano su tavolette d'osso o
di metallo spalmate di cera. Ma presto, per rendere il
trasporto più agevole, le tavolette vennero sostituite con
rotoli di “papiro” scritte con un inchiostro vegetale. Il
percorso tra una città e l'altra era attraversato su carri
ed organizzato in “stazioni di cambio dei cavalli” chiamate
“statio posita” da cui derivò il nome “stazione di posta”.
Secondo la ricostruzione di studiosi, la rete postale e
viaria romana era formata da 200.000 km di strade che
consentivano un inoltro rapidissimo di tutte le
informazioni. Per consegnare una missiva i “corrieri”
potevano percorrere 270 km in 24 ore.
Anche nell’Impero Mongolo (1206-1368) era presente un
sistema di messaggeri che si davano il cambio e cambiavano i
cavalli nelle “stazioni di posta”.
Alla fine del Trecento iniziò la prima “rivoluzione postale”
con l’istituzione dei “corrieri ordinari” che partivano a
giorni fissi. Inizialmente erano state introdotte “stazioni
di posta per il cambio dei cavalli” ma i messaggeri
rimanevano gli stessi per tutto il percorso.
Successivamente, le “stazioni di posta” era il luogo dove si
faceva il cambio dei cavalli e dei messaggeri, cosicché non
vi era il “tempo morto” di riposo del cavaliere e cambio del
cavallo. In questo modo la posta arrivava a destinazione più
velocemente e i messaggeri erano sempre sostituiti con
quelli più freschi e riposati.
Anche nel periodo rinascimentale, con una più intensa vita
commerciale si aveva la necessità di informazioni e
comunicazioni con luoghi lontani.
In questo periodo così come nei precedenti, la lettera
poteva andare persa o non consegnata per i seguenti motivi:
rapine, viaggi lunghi accidentati o non percorribile con
strade tortuose o inesistenti, morte del destinatario,
cambio d’indirizzo del destinatario. Per questi motivi e per
evitare che il corriere intascasse il compenso senza
consegnare la posta, la tariffa postale veniva riscossa dal
destinatario.
Nell’anno 1661 in Gran Bretagna, il direttore delle Poste,
Sir Henry Bishop, inventò il “timbro postale” realizzato in
legno, che indicavano il giorno, il mese e l’anno, con
l’intento di controllare i ritardi sul recapito della
corrispondenza.
Nell’anno 1862 furono istituite le “Regie Poste” del Regno
d’Italia.
Se fino a questo punto il pagamento per la ricezione veniva
fatto alla consegna della corrispondenza ai corrieri, nel
1837, l’inglese Rowland Hill ideò il “francobollo”. Questa
applicazione prevedeva il pagamento anticipato della tariffa
in tutto il regno con l’eliminazione delle distanze nelle
tariffe postali.
Un grande successo che tutti gli altri Stati presero nella
dovuta considerazione.
Gli Stati Italiani ad utilizzare per prima il “francobollo”
a partire dall’anno 1850, sono stati: il Regno Lombardo
Veneto, il Regno di Sardegna, il Granducato di Toscana, lo
Stato Pontificio, il Ducato di Parma e Piacenza, il Regno
delle due Sicilie e la Repubblica di San Marino.
A tutt’oggi il “francobollo” viene utilizzato in tutto il
Mondo.
Nel 2015 inizia la privatizzazione di POSTE ITALIANE. Oggi
le POSTE ITALIANE S.p.A. sono una realtà presente in tutti i
Comuni d’Italia, da quello più piccolo a quello di grande
dimensione, con 160 anni di storia alle spalle ed una rete
capillare di ben 12.755 uffici postali.
POSTE ITALIANE S.p.A. offre non solo l’attività di inoltro
della corrispondenza e spedizioni, ma anche conti carte e
finanziamenti, risparmio e investimenti, assicurazioni e
previdenza, energia e telefonia, servizi al cittadino.
Sicuramente in qualche altra occasione parleremo di questi
servizi e li metteremo a confronto con quelli offerti dalle
altre POSTE PRIVATE.
Sergio Del Buono
..:: Francobollo: Arabo a cavallo.
Mario Lupo, Mario
Lupo Pittore, Mario Lupo Scultore, Mario Lupo
Artista, Matteo de Musso, Matteo de Musso
Giornalista, Agostino Del Buono Giornalista
Pubblicista, Agostino Del Buono Direttore
Responsabile rivista ASSODOLAB, LA SESTA PROVINCIA
PUGLIESE, Supplemento di Informazione on line,
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