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570 ..:: 18.11.2021
..:: Una delle opere più famose dipinte dal
pittore Francesco Hayez: L'ultimo bacio di Romeo e
Giulietta.
CAMPOBASSO ..:: Tutti noi ne conosciamo la
storia. L’abbiamo letta sui libri, studiata; l’abbiamo vista
a teatro o in un film. È stata al centro di opere, di
sinfonie; è, ancora oggi, il tema principale di molte
canzoni. «Romeo e Giulietta» è la tragedia shakespeariana
per eccellenza. Incentrato sull’amore romantico, intenso,
passionale, sull’odio che contribuisce a renderlo
impossibile, e sul destino che interviene a ripristinare
l’ordine infranto, il dramma di Shakespeare è un’opera
universale, intramontabile, che per lungo tempo ha ispirato
l’arte internazionale in tutte le sue forme.
La fama del drammaturgo e poeta inglese era già ben
consolidata anche nell’impero russo quando, con la nascita
dell’Unione Sovietica, il regime, nel disciplinare le
espressioni artistiche, cominciò a premere per una
riscoperta delle opere del passato, con il duplice obiettivo
di conferire veridicità all’ideologia e contemporaneamente
ravvisare le sue origini nella notte dei tempi. In questo
viaggio a ritroso, Shakespeare si configurò come uno degli
autori più apprezzati fra i precursori del Comunismo,
nonostante la necessità di adattare alcuni aspetti al nuovo
indirizzo politico.
Durante il regime, veniva riconosciuto a scrittori, artisti
e compositori l’importante ruolo di profeti dell’ideologia
socialista. La letteratura doveva, così, essere permeata di
entusiasmo ed eroico ottimismo, e doveva avere come
protagonisti eroi impegnati sulla costruzione attiva di un
nuovo modo di vivere; le arti non letterarie, invece,
dovevano presentare contenuti ideologici identificabili e
trattare temi umanistici e stimolanti per le persone. Ciò
che, però, restava del tutto ignoto era il modo in cui
questa nuova mentalità potesse essere applicata al mezzo
musicale, costringendo i compositori a procedere per
tentativi.
Intorno al 1932, Sergej Prokofiev prese l’irrimediabile
decisione di tornare definitivamente in Russia, dopo aver
trascorso i suoi anni post-rivoluzionari in Occidente,
sperando di poter avere maggiore libertà nella realizzazione
delle sue opere, e tentato dalla proposta del Teatro Kirov
di Leningrado (oggi Mariinskij) di comporre un balletto
tratto da «Romeo e Giulietta» di Shakespeare, sul libretto
di Sergej Radlov, Adrian Petrovskij e Leonid Lavrovskij,
rispettivamente regista, drammaturgo e coreografo.
Le trattative con il Kirov furono, però, inconcludenti, e
Prokofiev decise di firmare con il teatro Bol’šoj di Mosca,
ma, nonostante nell’estate del 1935 il balletto fosse pronto
per essere messo in scena, anche in questo caso gli accordi
si rivelarono piuttosto infruttuosi. La direzione del
teatro, infatti, da un lato riteneva che la musica di
Prokofiev fosse troppo complessa per essere ballata;
dall’altro avrebbe preferito un finale alternativo al
dramma, in favore di una maggiore adesione alla nuova
ideologia, soprattutto in seguito alle denunce già ricevute
dall’opera «Lady Macbeth di Mzensk» di Dmitri Shostakovich.
Presentare al pubblico «Romeo e Giulietta» nella sua
versione originale avrebbe rappresentato un rischio troppo
grande in un periodo così sensibile.
Sebbene il balletto non riuscirà a vedere la luce fino al
1940, soltanto dopo aver debuttato fuori dai confini
nazionali, Prokofiev continuò a lavorare alle musiche,
traendone due suite orchestrali nel 1936 (ed una terza nel
1946), e una trascrizione di dieci brani per pianoforte,
l’op. 75, nel 1937.
La scrittura musicale della tragedia aveva, infatti, una
struttura che poteva essere anche danzata, ma che, di fatto,
restava essenzialmente autonoma, chiaramente riconoscibile,
anche senza una rappresentazione visiva.
Con le musiche tratte dal balletto, Prokofiev ripropone le
vicende dei due giovani con assoluta accuratezza lirica ed
emotiva.
In particolare, l’op. 75, che egli stesso esegue per la
prima volta a Mosca nel 1937, acquisisce, nel panorama
musicale, un’importanza notevole, segnando la prima
apparizione della musica di «Romeo e Giulietta» in forma
stampata. Non c’è da stupirsi, del resto, che come tutti i
grandi compositori russi, Sergej Prokofiev fu attratto, e
scrisse, per il teatro, ma, proprio come tutti i grandi
compositori russi, la sua fama è da legarsi più facilmente
alle sale da concerto che al palcoscenico.
Con la trascrizione per pianoforte, Prokofiev chiuse
simbolicamente un cerchio: la parte, inizialmente scritta
per pianoforte e poi arrangiata per il balletto, tornava
alla sua forma originaria. Non bisogna, infatti, concepire
l’op. 75 come un insieme semplici riduzioni orchestrali,
bensì come veri e propri quadri di scena, ideati
pianisticamente dal genio russo, e dotati di tutte le
caratteristiche più comuni dello stile di Prokofiev, come il
virtuosismo, il dinamismo ritmico, la fedeltà verso la
concezione tonale.
La suite per pianoforte si apre con una danza in chiave
popolare, che che introduce l’ascoltatore alla vita
quotidiana della gente di Verona. La leggerezza della Folk
Dance è data dalla semplice trama a due voci e dal basso
melodico, così come anche la scena successiva, «Scene: The
Street Awakens», caratterizzata da un accompagnamento
impetuoso e incessante.
Il «Minuetto» ci catapulta direttamente al ballo dei
Capuleti, grazie all’atmosfera cerimoniale e ai passaggi più
fluidi, mentre la quarta danza, «The Young Juliet»,
introduce il personaggio della protagonista Giulietta, nel
suo aspetto più giocoso e tenero, del momento in cui vede la
bellissima immagine di sè, quattordicenne, riflessa nello
specchio.
L’incedere pesante, l’utilizzo di toni
eccentrici e le armonie spezzate di Masks, caratterizzate da
accordi arpeggiati e distanziati nella mano sinistra, che
mettono a dura prova la resistenza del pianista,
accompagnano il momento in cui Romeo e Mercuzio rovinano la
festa di casa Capuleti.
Con la danza dei «The Montagues and the Capulets», il brano
più famoso e riconoscibile del balletto, Romeo e Giulietta
si incontrano e ballano insieme per la prima volta.
Inquietante, elegante, seducente e sinistra, questa musica
riassume l'intero conflitto drammatico della tragedia
shakespeariana.
La calma rassicurante di «Friar Laurence», la cui seria
dignità è trasmessa dal ritmo costante e deliberato del suo
ritratto musicale, si contrappone alla stravaganza, alla
sfacciataggine e alla sicurezza di «Mercutio», la cui
sconsideratezza è resa perfettamente con l’utilizzo di
aperture ad ampio raggio.
La «Dance of Girls with Lilies» mostra le amiche di
Giulietta, intente a svegliarla nel giorno in cui dovrà
sposare il suo promesso Paride. Le ricorrenti armonie minori
in questo pezzo suggeriscono che c'è qualcosa di sbagliato,
qualcosa di non dichiarato, di inquietante nella situazione.
Una romantica réverie caratterizza il brano conclusivo,
Romeo Bids Juliet Farewell: il pedale iniziale, simbolo del
sole che sorge, ci lascia un ultimo sguardo affettuoso a
Romeo e Giulietta, insieme, prima che la morte li separi per
sempre.
Eleonora Petti
| ..:: Note
BIBLIOGRAFIA
- Dirk Delabastita, Josef de Vos, Paul Franssen,
Shakespeare and European Politics, University of
Delaware Press, 2008, pp. 318-328.
- Piero Rattalino, Sergej Prokofiev: la vita, la
poetica, lo stile, Zecchini Editore, 2003
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