066 ..:: 24.10.2022
..:: Sopra, la locandina de "Il Trovatore"
al Teatro alla Scala di Milano, avvenuto in data 30 Aprile
1925.
TRINITAPOLI ..:: Il Trovatore è la seconda
opera che compone la Triade Verdiana. E’ stata scritta da
Giuseppe Verdi nel 1853, su libretto di Salvadore Cammarano.
La prima rappresentazione dell’opera si tenne il 19 gennaio
del 1853 al Teatro Apollo di Roma, e ottenne un grande
successo.
La vicenda trae ispirazione dal dramma “El Trovador” di
Antonio García Gutiérrez. Fu Verdi stesso a scegliere
l’opera di Gutiérrez che tanto l’aveva affascinato, e affidò
a Salvadore Cammarano la scrittura del libretto. Quando nel
1852, il drammaturgo napoletano morì Verdi si rivolse ad
Leone Emanuele Bardare per degli eventuali aggiustamenti al
libretto. Molti musicologi sono concordi nell’affermare che
Cammarano avrebbe stilato un libretto troppo complesso e
difficile da comprendere, ma essi riconoscono anche il
grande lavoro di semplificazione che egli dovette fare
dall’opera di Gutiérrez, ritenuta molto articolata.
La composizione consta di 4 parti. La vicenda è ambientata
in Spagna, precisamente tra la Biscaglia e l'Aragona.
La prima scena si apre nel castello dell'Aljafería di
Saragozza dove risiedeva il Conte di Luna, un nobile
aragonese, il quale era profondamente innamorato di Leonora,
una dama di corte. Passava ogni notte a vegliare sulla
stanza della ragazza, intimorito dal fatto che ella potesse
accettare la corte del trovatore che ogni notte, era solito
cantare nei giardini del palazzo.
Intanto, Ferrando, il comandante dei soldati, iniziò a
raccontare del giorno in cui il fratello del Conte venne
rapito da una zingara e poi abbandonato nel fiume. Quando i
soldati ritrovarono il corpo del bambino, attribuirono la
colpa ad Azucena, la figlia della donna che il Conte aveva
fatto uccidere diversi anni fa. Nel frattempo Leonora rivelò
alla sua ancella Inés, di essersi innamorata di Manrico, il
Trovatore che ogni notte sotto la sua finestra le suonava
una serenata. Poco dopo, quando ella sentì la sua voce cercò
di raggiungerlo, ma per errore abbracciò il Conte. Manrico,
stupito nel vedere i due in atteggiamenti intimi pensò di
essere stato tradito, ma Leonora gli conferma il suo amore
infastidendo il Conte, il quale lo sfidò a duello.
In un quartiere in Biscaglia, si trovava Azucena, la madre
di Manrico, la quale iniziò a raccontare del giorno in cui
fu costretta ad assistere alla morte della madre, causata
dal Conte. Così lei per vendicarsi, gli rapì il figlio ma
per sbaglio scambiò suo figlio col bambino che aveva rapito
e lo gettò nel rogo. A quel punto, Manrico sospettò di non
essere il suo figlio naturale ma la donna replicò
assicurandogli di essere sua madre.
Quando Manrico le confessò di aver quasi ucciso il Conte in
un duello, ella lo spronò a riprovarci e ad ucciderlo a
tutti i costi. Nel frattempo, il Conte per cercare di
conquistare Leonora, escogitò un piano e diffuse la notizia
che Manrico fosse morto. Così la ragazza, sconvolta da ciò,
era ormai decisa a prendere i voti fino a quando Manrico
irruppe nel convento e se la portò via.
Nei pressi del convento, girovagava una gitana così Ferrando
la catturò e informò subito il Conte dell’imprigionamento di
una zingara. Si trattava di Azucena, la quale si dichiarò
colpevole del rapimento del fratello del Conte. Il Conte per
vendicarsi sia del fratello sia di Manrico, decise di
uccidere la donna. Mentre si stavano celebrando le nozze tra
Manrico e Leonora, Ruiz interruppe la cerimonia per avvisare
il giovane che la madre stava per essere uccisa. Così egli
accorse in suo aiuto ma fu imprigionato nel castello dell'Aljafería.
La sera Leonora si recò dal Conte per supplicarlo di
liberare Manrico. Se lui avesse accettato, lei sarebbe
convolata a nozze con lui. Ma in realtà era tutto falso,
perché la sua intenzione era quella di avvelenarsi prima di
arrivare sull’altare. Il Conte accettò la proposta di
Leonora, la quale gli chiese di poter essere lei stessa ad
informare Manrico della sua liberazione, così prima di
entrare nella prigione, si avvelenò. Mentre Manrico
rassicura Azucena, giunge Leonora la quale lo supplica di
fuggire, ma quando egli capisce che lei si era sacrificata
per lui, pensò di essere stato tradito. Quasi in fin di
vita, la ragazza gli rivelò di essersi avvelenata e cadde
tra le sue braccia. In quel momento sopraggiunse il Conte,
che avendo origliato il colloquio tra i due capisce di esser
stato ingannato da Leonora. Così dispose la condanna a morte
per Manrico, e poco dopo Azucena gli confessò che era suo
fratello. Mentre il Conte era stravolto per ciò che aveva
fatto, Azucena era felice di aver ottenuto la sua vendetta.
L'organico orchestrale di Verdi era formato da flauti, oboi,
clarinetti, fagotti, corni, trombe, tromboni, timpani,
grancassa, triangolo e archi. Per le voci, invece egli
utilizzò il baritono (Il Conte di Luna), il tenore (Manrico,
Ruiz), il basso (uno zingaro), il soprano (Leonora, Ines),
il contralto (Azucena) e il coro (compagne di Leonora,
familiari del Conte, zingari e zingare).
Alessia Zanna
..:: Note e approfondimenti. |
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Nella foto, il Maestro di Violino Alessia
Zanna, autrice dell'articolo inserito in questa
pagina web. |
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