001..:: 18.02.2013
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Scegliere una Università con il relativo “corso di Laurea”
al termine degli studi di scuola media superiore è una cosa
importante. Lo diventa ancora di più se a scegliere sono i
“docenti diplomati” che insegnano discipline di “Laboratorio
di…” negli Istituti di Istruzione Secondaria di Secondo
grado. In questo elenco, che conta circa 30mila docenti,
sono inclusi anche i docenti di Trattamento Testi e Dati e
che appartengono alla Classe di Concorso A075 e A076.
Vediamo in questo articolo i “pro” e i “contro” delle
Università Telematiche.
Le «Università Telematiche» rilasciano titoli validi sul
territorio italiano?
Le “Università Telematiche” devono essere riconosciute da un
Decreto Ministeriale del Ministero dell’Università e della
Ricerca. E’ ovvio che i titoli rilasciati dai diversi Atenei
on-line sono validi a tutti gli effetti previsti dalla
Legge, anche per l’accesso agli esami di stato e
l’iscrizione nella “Sezione B” dei relativi Albi
professionali, secondo quanto previsto dal D.P.R. 328 del
2001.
Quali sono le Università Telematiche?
Le “Università Telematiche” in Italia sono poco più di una
decina che hanno ottenuto il Decreto Ministeriale ed il
riconoscimento ad esercitare. Accanto a queste, vi sono
anche altre Università che effettuano in modalità “blended
learning” solo alcune discipline a livello sperimentale.
Conviene iscriversi ad una «Università Telematica» vicina
o a quella lontana dalla propria residenza?
La prima cosa da tenere sempre presente è la “vicinanza”
della sede. Anche se l’insegnamento viene reso tramite il
web e le lezioni sono per lo più erogate “a distanza”
occorre tener presente comunque che gli esami devono essere
sostenuti in “presenza”, per cui la vicinanza con l’Ateneo è
una delle cose da non sottovalutare. Stessa sorte anche per
gli “stage” e per il “tirocinio”. In alcune discipline è
previsto la “modalità frontale”. La seconda cosa da tenere
presente è quella riferita ai Corsi di Laurea. In questo
caso se un docente è particolarmente predisposto alla
frequenza di un corso sulle “Tecnologie della Comunicazione”
è inutile che si iscriva all’Ateneo che ha sede nella stessa
città dove abita e che ha solo un Corso di Laurea, magari,
in Giurisprudenza. E’ probabile che non gli interessa
conseguire una Laurea in questo settore.
Occorre essere esperti in informatica per frequentare un
corso universitario «on-line»?
Esperti in informatica non direi, però le basi occorrono
sempre per qualsiasi attività. Quindi è bene che il docente
che intende iscriversi ad un corso offerto da una
”Università Telematica” abbia delle competenze e conoscenze
basilari: sappia utilizzare il personal computer con tutte
le periferiche, la webcam per le videoconferenze, utilizzare
i media, effettuare ricerche sul web ecc… Ma queste
competenze e conoscenze i docenti di “Trattamento testi e
dati” che appartengono alla classe di concorso A075 e A076
sono già in possesso da alcuni decenni, quindi, non vi sono
ostacoli di nessuna natura. Più che esperti in informatica,
occorre che il docente diplomato che si accinge ad essere
“studente universitario” deve saper gestire il proprio tempo
in modo responsabile e consapevole. Deve essere altresì
“fortemente motivato allo studio” ed avere delle buone
capacità organizzative per pianificare lo studio on-line con
il lavoro che esercita abitualmente».
Quale «Università Telematica» scegliere per abbreviare
sensibilmente gli anni di permanenza nell’Ateneo «virtuale»?
Per i docenti diplomati che insegnano negli Istituti di
Istruzione Secondaria di secondo grado deve essere
riconosciuto un “bonus” di 60 CFU (Crediti Formativi
Universitari) attraverso la stipula di una convenzione tra
il mondo associazionismo/professionale e l’Università
Telematica. In attuazione della legislazione vigente (L.
64/2001; L. 448/2001; D.M. 270/2004; L. 286/2006 ecc.) le
Università potranno riconoscere come Crediti Formativi
Universitari (CFU) utili ai fini del conseguimento delle
lauree e delle lauree magistrali previste dal proprio piano
d’offerta formativa fino a 60 CFU. Almeno questo è in
teoria. A questi 60 CFU devono essere aggiunti tutti gli
esami sostenuti nel percorso formativo del docente,
effettuati in una o più Università, sempre se si tratta
dello stesso percorso di studio o similare. Quindi, a conti
fatti, si arriva facilmente a 100 CFU che in termini di
“permanenza” nell’Università vale a dire “un anno e mezzo”
di abbuono. Non rimane che frequentare assiduamente il resto
e nel giro di un anno o poco più, conseguire una Laurea di
primo livello. E’ bene prestare attenzione sia alla
“formulazione” che alla “valutazione” del proprio curriculum
professionale di docente diplomato. Molto spesso le
Università, sia esse telematiche che quelle che hanno i
corsi tradizionali, ad una prima valutazione di un
curriculum si nascondono dietro a frasi del tipo “Le
comunichiamo in linea informale il numero dei CFU,
unitamente ai relativi esami che Le potrebbero essere
riconosciuti da codesto Ateneo” oppure del tipo “Solo
all’atto della Sua immatricolazione il comitato incaricato
del riconoscimento dei CFU potrà pronunciarsi ufficialmente
con un numero di CFU differente da quanto di seguito
elencato in tabella” oppure “La presente valutazione di CFU
potrà essere suscettibile di modifiche da parte del
Consiglio di Facoltà, cui spetterà ogni definitiva decisione
in merito”. Stando così le cose, l’Università, di fatto, non
riconosce nessun CFU perché rimandano ad altri soggetti
l’attribuzione vera e propria dei CFU e solo dopo aver
pagato le tasse di immatricolazione. Se un docente diplomato
o qualsiasi altro professionista invia ad una Università il
proprio curriculum, minuziosamente circostanziato in ogni
sua parte, non si capisce come mai la valutazione dei CFU
viene fatto da un soggetto che potrebbe, nella fase iniziale
lievitare i CFU e che in una seconda fase non potrebbero
essere riconosciuti da altri soggetti dello stesso Ateneo
che ha il compito di valutare i predetti titoli. Se un
docente diplomato chiede la valutazione del proprio
curriculum professionale in una o più corsi di laurea lo fa
perché intende iscriversi ad una Università. Non lo fa con
lo scopo di spendere soldi per raccomandate e missive varie
né ha tempo da perdere. Ecco perché ritengo che una
Università debba valutare con “certezza” i titoli posseduti
e dichiarati dal docente diplomato in fase preliminare,
ossia prima che il docente-studente si iscriva
all’Università, non dopo essersi iscritto.
Perché conseguire una Laurea triennale e soprattutto chi
dovrebbe stipulare questi accordi per il riconoscimento dei
Crediti Formativi Universitari?
Alla prima domanda è semplice rispondere. In passato, alcuni
Ministri dell’Istruzione hanno sempre parlato di “innalzare”
il livello culturale dei docenti diplomati e che nella
scuola riformata dovevano esserci solo docenti laureati. E
noi aggiungiamo che se il docente deve aggiornarsi, è bene
farlo attraverso i corsi seri che danno, al termine del
percorso, una Laurea triennale. E’ del tutto inutile
frequentare “corsi fantasmi” della durata di 200-400 ore (Pon,
Por, Fse ecc…) che rilasciano un semplice “attestato
finale”. Il docente diplomato nella sua «carriera di
insegnante» non sa cosa farsene. Occorre un corso serio, del
tipo di quello di Laurea, erogato dalle Università e che
permetta al docente, in un immediato futuro, una diversa
collocazione giuridica ed economica. E’ bene che il
Ministero dell’Istruzione e il Ministero dell’Università e
della Ricerca Scientifica elaborino un “Corso universitario”
di questo tipo da indirizzare a tutti i docenti di
Laboratorio, compreso ovviamente i docenti della Classe di
concorso A075 e A076. La partecipazione, in questo caso deve
essere “obbligatoria” tranne che per i docenti che
desiderano rimanere nella stessa posizione stipendiale e/o
per quei docenti prossimi alla pensione. A tal fine, per il
riconoscimento dei Crediti Formativi Universitari è lo
stesso Ministero dell’Istruzione, congiunto al Ministero
dell’Università e della Ricerca Scientifica, sentita le
proposte dell’Assodolab, a valutare i CFU che ogni docente
ha conseguito in questi 20 anni e più di professione
docente. La formazione universitaria dei docenti diplomati è
una delle prime riforme che il nuovo Governo dovrà
affrontare sin da subito. Ci riusciranno i docenti ad
ottenere la parità di trattamento retributivo e soprattutto
pari dignità con gli altri colleghi che insegnano negli
stessi Istituti Scolastici?
Agostino Del Buono
agostino.delbuono@lasestaprovinciapugliese.it
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