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112 ..:: 28.04.2020

..:: La copertina del libro pubblicato nel 1960 da The Criterion Collection.
www.criterion.com
 

SANTA MARIA CAPUA A VETERE ..:: In uno dei miei viaggi all’estero, a Parigi mi ritrovai in un negozio che mi appariva dall’effetto “glitterato”, con libri posti in ordine sparso e su una parete, e sentendomi spesso divoratrice di pagine profumate, di libri fantasiosi dove dalle pagine sembrassero uscire boschi, personaggi matti, cavalieri inesistenti, fanciulle sognatrici, comprai di fretta un cappello nero, un basco di lana con sopra la scritta: “Je tourne la tête en rond”. Tra i miei autori preferiti, ho incontrato negli anni prima Italo Calvino, che mi appassionò, e poi Raymond Queneau. “La letteratura è la scienza delle soluzioni immaginarie”: questo era il motto dell’OuLiPo, la cosiddetta «Ouvroir de Littérature Potentielle», Officina di Letteratura Potenziale. Italo Calvino ne era un membro. L’idea della Officina fu di Raymond Queneau, che ne divenne il fondatore nella Parigi del 1960, insieme al matematico François Le Lionnais. Calvino partecipò a una riunione del gruppo in qualità di “ospite d’onore” e nel febbraio 1973 ne fu ufficialmente eletto “membro straniero” nell’8 novembre 1972 acquisendo il titolo di “Brigadiere”. La caratteristica di questo testo è di usare e di reinventare una lingua che è un parlato popolare (viene ad esempio eliminato il ne… pas, scompare il soggetto impersonale) con la loro scrittura «sous contrainte», gli autori dimostrano tutta la loro abilità componendo un testo tanto più originale quanto più riesce a far coincidere l’invenzione con il rispetto di una regola del “vincolo”. Ho letto tantissimo ed avidamente questi due autori, adorato «Zazie dans le métro», di Queneau, una ragazzina dodicenne, unica protagonista del romanzo, sveglia ed indipendente affidata dalla madre, occupata con il suo amante, a Gabriel, suo zio. Zazie va a Parigi, dove vuole vedere la metropolitana, ma non ci riuscirà nel modo in cui lei sperava ma addormentandosi. Comincerà a girare per la città, troverà nuovi amici, il tassista Charles, il calzolaio Gridoux, la dolce Marceline. Poi Zazie visiterà la Tour Eiffel e avrà mille altre avventure. Zazie crede che ogni esperienza sia nuova e rappresenti un’unica, irripetibile occasione da sfruttare, non ha pesi mentali e atteggiamenti che la frenino. Mi ha affascinata perché si affida all’intuito, alle emozioni, esprimendosi nella sua unicità. Queneau e Calvino figli dello Strutturalismo, “Orientamento teorico e metodologico che muovendo dall'assunto che all'interno di ogni realtà sia essa di ordine fisico, biologico o culturale gli elementi costituenti stanno in un rapporto di reciproca interdipendenza e interazione, ricerca all'interno di essa gli elementi costanti che, condizionandosi e interagendo, ne costituiscono l'organizzazione, ossia la struttura” (Cfr. Tra il cristallo e la fiamma, Adriano Piacentini) …mi piace quando leggo. Certo la fama di Queneau è innanzitutto legata ai romanzi del mondo un po’ goffo un po’ losco della «banlieue» parigina o delle città di provincia, ai giochi ortografici del francese parlato quotidiano, un corpus narrativo molto coerente e compatto, che raggiunge il suo culmine di comicità e di grazia in «Zazie dans le métro». Chi ricorda la Saint-Germain-des-Prés dell’immediato dopoguerra includerà in quest’immagine più vulgata qualcuna delle canzoni cantate da Juliette Gréco come «Fillette, fillette…». Qualità tutte che fanno di lui, ancora, in Francia e nel mondo, un personaggio eccentrico, ma che chissà potranno indicarlo, un giorno forse non lontano, come un maestro, uno dei pochi che restino in un secolo in cui i maestri cattivi o parziali o insufficienti o troppo bene intenzionati sono stati tanti. A me, per non andar più lontano, Queneau appare già da un pezzo in questo ruolo, anche se – forse per eccesso d’adesione – m’è sempre riuscito difficile spiegare compiutamente perché (I. Calvino, La filosofia di Raymond Queneau, Saggi, pp. 1410-12). Lascio al lettore, che spero abbia gradito ciò che ho scritto, un omaggio scritto da Raymond Queneau in Les Lettres Nouvelles nel 1959 alla Temporalité: «Tout le roman contemporain est historique, les changements vont vite, ça marque».

Natalia Di Meo


 

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