010..:: 08.04.2011
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..:: Di Pede Giacinta.
MATERA - MT ..:: Nella Società di Oggi, l’insegnamento della
Matematica e della Fisica (ma delle Scienze tutte in
generale) ha o dovrebbe avere un doppio significato. Il
primo, come sempre, è quello di fare acquisire ad alunni e
studenti le conoscenze, le nozioni, le competenze, le
capacità ecc. proprie della Matematica e della Fisica. Per
saper far di conto, risolvere problemi matematici e fisici,
saper leggere grafici cartesiani, capire e utilizzare
formule, avere le basi per intraprendere studi superiori,
avere gli strumenti necessari per esercitare le professioni
ecc. Il secondo, invece, lo potremmo definire
culturale-interpretativo relativamente alla Società in cui
Oggi viviamo e vivremo nei prossimi decenni se non
addirittura secoli. Infatti, tutti noi Oggi ci troviamo (e
ci troveremo in Futuro) in quel Tempo che i filosofi sono
soliti definire come “Età della Tecnica”, “Era della
Tecnica”. Intendendo per Tecnica sia l’Insieme delle
Tecnologie, dei mezzi tecnologici e tecnici (computer,
cellulari, macchinari, strumenti ecc.) sia la Razionalità
che serve per progettare, fabbricare, comprendere e
utilizzare le tecnologie che ormai ci circondano. Che sono
sempre più presenti non solo nel campo
lavorativo-professionale e nel campo
produttivo-imprenditoriale ma anche in quello quotidiano,
famigliare, personale. E scolastico. Oggi, infatti, si parla
e si può ben parlare di “analfabetismo tecnico”, di
“analfabetismo tecnologico” qualora di fronte ad un
computer, ad un cellulare ecc. non si è in grado di
utilizzarlo almeno nelle sue funzioni di base. Ebbene, se è
vero come è vero che la Tecnologia e la Tecnica nascono
dalla Scienza e che la Scienza ha le sue basi metodologiche
e conoscitive soprattutto nella Matematica ma anche nella
Fisica, è facile comprendere come la Matematica e la Fisica
svolgono e possono svolgere, nell’odierna Società che si
dischiude appunto nell’Età della Tecnica, una funzione anche
riguardo l’acquisizione di una “forma mentis” (scientifica,
logica e tecnica) che permetta un adeguato orientamento e un
adeguato rapportarsi a tutto ciò che caratterizza il Nostro
Tempo. Anche al di là e al di fuori degli ambiti
strettamente lavorativi, professionali, produttivi ecc. Un
funzione culturale-interpretativa, dunque, per poter vivere
in modo realmente consapevole gli scenari complessi e
complicati che il Nostro Tempo ci prospetta. Sia in senso
positivo (opportunità di nuovi lavori, comunicazione veloci
ecc.), sia in senso negativo (inquinamento, problemi
energetici, nucleare ecc.). Ma per riuscire in questo, è
necessario che la Matematica e la Fisica vengano insegnate e
studiate in un modo che garantisca non solo l’acquisizione
delle nozioni e delle competenze matematiche e fisiche ma
anche l’acquisizione di una certa mentalità (razionale,
logica, tecnica ecc.) alquanto necessaria nel Nostro Tempo,
come abbiamo visto. Il modo potrebbe essere quello della
“modalità dell’Essere” contrapposta alla “modalità
dell’Avere” che ci è stata illustrata e insegnata dal grande
filosofo e psicoanalista svizzero Erich Fromm (1900-1980)
nel suo famoso libro “Avere o Essere?”. Fromm, tra i tanti
esempi, fa anche quello degli alunni e degli insegnati: gli
studenti che fanno propria la modalità dell’Avere,
ascolteranno la lezione di un insegnate in modo passivo.
Immagazzineranno, nella loro memoria e nel loro quaderno di
appunti, nozioni, concetti, parole, formule, esempi ecc. Si
porteranno a casa un bagaglio di cose che serviranno a fare
bene i compiti e a prendere un bel voto a scuola. Il tutto,
però, non sarà entrato a far parte del loro modo di pensare
e di vedere le cose. Non avrà dilatato la loro mente. Non
avrà generato curiosità. Non avrà stimolato domande. Non
avrà migliorato la loro cultura. Ma soprattutto avrà
conservato la diffidenza verso il nuovo, verso le
innovazioni, verso la creatività ecc. tipici degli alunni
(futuri adulti) che fanno propria la modalità dell’Avere.
Totalmente diversa, invece, è la modalità di apprendimento
di quegli studenti che fanno propria la modalità
dell’Essere: ciò che essi ascoltano dall’insegnante stimola
in loro autonomi e liberi processi di elaborazione mentale
che portano a nuove domande, nuove idee, nuove prospettive,
nuove curiosità, nuovi interessi ecc. Il loro ascolto è
attivo e vitale. Dopo una lezione, essi sono diversi e
migliori di come erano prima. Hanno acquisito non solo i
contenuti della lezione ma anche la “filosofia” della
lezione. E questo sia che si tratti di Matematica, sia che
si tratti di Fisica, sia che si tratti di Ecologia. O di
Italiano, Storia, Lingua straniera ecc. E’ ovvio, però, come
ci ricorda sempre Fromm, che la modalità di apprendimento da
parte di alunni e studenti secondo la modalità dell’Essere
presuppone anche e soprattutto l’esistenza di insegnanti
capaci di offrire argomenti stimolanti, non solamente
nozionismo. E capaci di offrire anche modi didattici,
modelli didattici, tecniche didattiche, strumenti didattici,
mezzi didattici ecc. altrettanto stimolanti e adeguati. E’
evidente, quindi, come in tutto questo discorso e contesto
strumenti come la LIM hanno e possono avere un ruolo di
primo piano per favorire quelle modalità di
insegnamento-apprendimento, soprattutto della Matematica e
della Fisica, auspicabili nella Società di Oggi. Necessarie
nell’Età della Tecnica in cui ci troviamo e ci troveremo a
vivere. Nella quale la Matematica e la Fisica, adeguatamente
insegnate e apprese, possono essere non solo materie
scolastiche ma anche “chiavi di lettura” del Nostro Tempo.
Di Pede Giacinta
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