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DDAI: Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.

008..:: 10.01.2011

 

..:: Rossi Elisabetta.

 


MAGENTA - MI ..:: Il DDAI è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo di origine neurobiologica che interferisce con il normale sviluppo psicologico del bambino e ostacola lo svolgimento delle comuni attività quotidiane: andare a scuola,giocare con i coetanei, convivere serenamente con i genitori e, in generale, inserirsi normalmente nella società. (Marzocchi, 2003).
Il bambino si trova in difficoltà a utilizzare i “comandi interiori” per eseguire quelle azioni che l’ambiente si aspetterebbe da lui.
Con l’inserimento nella scuola primaria iniziano di solito le difficoltà per l’intera famiglia: le insegnanti richiamano spesso il bambino che non riesce ad adeguarsi alle modalità richieste dalla scuola. Il suo continuo movimento crea confusione in tutta la classe: corre nelle aule, non ascolta i richiami e disturba durante le lezioni. (Marzocchi, 2003).
È opportuno precisare che il Ddai non è una normale fase di sviluppo che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa impropria e tanto meno non è una conseguenza della cattiveria del bambino (Marzocchi, 2003).

 

..:: Una slide di Elisabetta Rossi.


La maggioranza dei bambini con deficit di attenzione e iperattività presenta carenti prestazioni scolastiche e difficoltà nella gestione di attività organizzate, attribuibili alle scarse abilità di problem -solving e di pianificazione; alla difficoltà di mantenere a lungo l’attenzione su un lavoro e alla frequente necessità di avere nuovi stimoli.
Occorre però evitare un abuso del concetto di disturbo, e di una stigmatizzazione di tanti alunni “scomodi”, secondo Di Pietro, il quale afferma che: “L’ambiente circostante, famiglia, scuola, amici, non è pronto ad accogliere individui che presentano le caratteristiche di iperattività e impulsività. Il disturbo si crea spesso dall’incontro-scontro tra un bambino che assume determinate modalità di comportamento e un ambiente impreparato a reagire nel modo più adatto. (Di Pietro, 2002).
La fatica necessaria a mantenere l’attenzione e a controllare gli impulsi fanno sì che i bambini con DDAI abbiamo spesso un minor rendimento scolastico e, nonostante un’intelligenza adeguata, presentino una maggiore difficoltà a gestire compiti e attività che richiedono pianificazione e organizzazione. La difficoltà a relazionarsi con gli altri, i problemi scolastici, i continui rimproveri da parte delle figure di riferimento e il senso di inadeguatezza percepito dai frequenti insuccessi, portano questi bambini a sviluppare una scarsa autostima e demotivazione, che accentuano ulteriormente le loro difficoltà. Iperattività, impulsività e instabilità attentiva di per sé possono non causare significative conseguenze funzionali, ma quando vi è un vero e proprio disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività si generano conseguenze negative a breve e a lungo termine nella struttura della personalità del bambino. (Ianes, 2009).
E’ quindi fondamentale comprendere che ci sono bambini difficili ma non bisogna incorrere nel rischio pedagogico e didattico di considerarli radicalmente e strutturalmente diversi dagli altri bambini in quanto non sono bambini malati, ma bambini che presentano alcune difficoltà.
Occorre osservare, studiare, comprendere tali situazioni di disagio partendo però sempre da una capacità di andare incontro all’altro, accettandolo con le proprie caratteristiche e peculiarità.
 


Rossi Elisabetta
 

 

..:: Una slide di Elisabetta Rossi.

 

 

BIBLIOGRAFIA
• Di Pietro M. et al., (2001) - L’alunno iperattivo in classe. Ed. Erikson, Trento
• Ianes Dario, (2009) - L’iperattività, aspetti clinici e interventi psicoeducativi, Ed. Erikson, Trento.
• Marzocchi G.M., (2003) - Bambini disattenti e iperattivi. Cosa possono fare per loro genitori, insegnanti e terapeutici. Ed. Il Mulino, Bologna.


 

 

 


 

 

 

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