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005 ..:: 06.03.2015

Trinitapoli..:: Festeggiamenti in onore di Santo Stefano Protomartire.

TRINITAPOLI ..::  Il Santo protomartire notoriamente è il patrono (e dovremmo dire co-patrono) della città di Trinitapoli, ma essa la non è l’unica ad invocarlo come protettore! Tra le altre realtà spicca, per alcune peculiarità che andremo a scoprire, la città di Caorle (Ve).
Lì il legame con S. Stefano ha lontane origini. Il Vescovo Pietro Martire Rusco (1656-1674), infatti, in una lettera inviata a Roma il 16 agosto 1664, parlava di alcune reliquie del Santo conservate nel Duomo da oltre mille anni, portate a Caorle dal Vescovo Giovanni di Concordia, anche se non esistono notizie sicure di quel trasferimento, mentre è certo, invece, che esse sono state custodite nella cattedrale dedicata a S. Stefano.
Al tempo del Vescovo Giorgio Darmini (1648-1655) fu presentato il progetto di un reliquiario atto a contenere tra l’altro il “cranio di S. Stefano”; una volta che questo fu completato, nel 1648, il Vescovo Rusca, con grande concorso di popolo, curò la traslazione dei santi resti. Ma la storia delle reliquie di S. Stefano è poco chiara.
Dopo la lapidazione, avvenuta pochi giorni dopo l’Ascensione di Cristo al cielo (**), il corpo di S. Stefano venne abbandonato alle bestie, senza che queste peraltro lo toccassero, per essere poi sepolto fuori di Gerusalemme, in un luogo chiamato «CAPHARGAMALA». Per quattrocento anni nessuno ne fece più cenno, vuoi per le persecuzioni di cui furono oggetto i cristiani, vuoi per la distruzione di Gerusalemme (135 d.C.), nonché per il fatto che il culto nei confronti dei martiri ebbe inizio solo dopo il II sec.
Solo nel corso del IV sec. un prete di nome Luciano ebbe in sogno la visione di un vecchio dalla barba bianca ed in abiti liturgici che si rivelò essere Gamaliele (il maestro di San Paolo); era lui che aveva provveduto alla sepoltura del protomartire e fu sempre lui a richiedere a prete Luciano di dare degna sepoltura al suo amico diacono, indicando il luogo esatto in cui avrebbe trovato i suoi resti.
Il ritrovamento, com’è facile immaginare suscitò grande stupore nel mondo cristiano che viveva gli albori della sua diffusione ed il corpo del Santo fu tumulato nella Chiesa di Sion a Gerusalemme, mentre alcuni frammenti furono lasciati a prete Luciano.
Successivamente le reliquie furono traslate a Costantinopoli per poi approdare a Roma alla fine del IV sec. e da Roma esse si diffusero poi in tutt’Italia, approdando nel XVIII sec. anche a Venezia, periodo di grande fervore religioso che, purtroppo, vide anche la proliferazione di molti falsi, tanto che a Roma erano venerati contemporaneamente tre reliquiari contenenti le cosiddette “braccia di S. Stefano”.
Le reliquie oggi esistenti sono quelle del corpo conservato presso la Chiesa di S. Stefano a Venezia, ivi compreso il cranio conservato nel Duomo di Caorle, già cattedrale. Alcuni frammenti ossei, sempre del cranio, sono conservati a Putignano (Ba) ed altri sono sparsi per il mondo.

 

Matteo de Musso

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