003 ..:: 05.02.2015
TRINITAPOLI ..:: Si fa un gran parlare oggi, nella
cronaca politica, del “Nazareno” e non occorre compiere un
grande sforzo di fantasia per comprendere l’origine
dell’appellativo, per agganciare cioè l’origine etimologica
del termine. È fuor d’ogni dubbio, infatti, ch’esso viene da
Nazareth! Nazareno era Gesù, giusto per fare un esempio tra
i più noti ed eclatanti, proprio perché il luogo in cui
visse con Maria e Giuseppe fu per l’appunto quella piccola
realtà della Palestina, la stessa da cui poi partì per la
sua missione messianica.
Per comprendere il perché oggi si parla di “Nazareno” a
Roma, invece, occorre procedere a qualche approfondimento.
Diciamo subito che si tratta di un vasto complesso edilizio
collocato a metà strada tra Fontana di Trevi e Piazza di
Spagna, un Collegio di antico retaggio, retto dai Padri
Scolopi, che accoglie studenti provenienti da Roma e
dell’intera Provincia che hanno la possibilità di scegliere
tra diversi indirizzi di studio: Liceo Classico, Liceo
Scientifico e Linguistico.
Le sue origini risalgono al 1630 allorché si poterono
contare “otto convittori”. Esso negli anni subì parecchi
spostamenti, fu ospitato infatti in diversi palazzi romani,
tra cui a Montecavallo (il Quirinale), nella casa del Card.
Barberini e nel Palazzo Rusticucci presso S. Pietro. Solo
nel 1689 il Collegio raggiunse la sua sede definitiva nel
palazzo di via del Bufalo. Il XVIII fu un secolo d’oro per
il Collegio: Papi e principi apprezzarono l’opera educativa
ivi svolta e le finanze che consentivano il suo mantenimento
migliorarono, ciò portò ad un ampliamento dell’edificio con
l’edificazione di un’Aula Magna ed all’acquisto del Palazzo
di Albano (Rm) del Card. Colonna per la villeggiatura di chi
non rientrava a casa per le vacanze.
Alla fine del ‘700 il “Nazareno” era la culla della scienza,
grazie soprattutto al Padre G.V. Petrini, che fondò il Museo
Mineralogico a attirò su di sé, e quindi sull’istituzione,
l’apprezzamento della cultura europea dell’epoca.
La Rivoluzione Francese indusse molti convittori ad
abbandonarlo e la perdita di beni in Romagna impedì la
permanenza di alunni a titolo gratuito. Il ritorno di Pio
VII portò però ad una ripresa nelle sue attività culturali e
formative ed i collegiali ripresero a frequentarlo, gli
stessi che da quel momento smisero d’indossare l’abito
talare ed assunsero come divisa un frac con cappello a
cilindro. La benemerita istituzione rischiò di esser chiusa
sotto Bonaparte, ma il pericolo fu scongiurato tra il 1808
ed il 1809 grazie all’intervento della famiglia Serbelloni,
amica del Generale.
Quello, però, non fu l’unico momento difficile che vide
protagonista il complesso edilizio; un altro lo interessò
tra il 1846 ed il 1848, anche se il rientro in Roma di Pio
IX consentì una ripresa di vita al suo interno. Altri
grattacapi si ebbero con la soppressione degli ordini
religiosi del 1873. Durante la Grande Guerra, poi, il
palazzo di Albano venne dato in concessione al Regio
Esercito Italiano ed il Collegio ospitò tra gli altri i
figli di Ufficiali caduti. Nel 1939 il Collegio ricevette la
visita dei sovrani d’Italia e durante la II^ Guerra mondiale
il Collegio fu soltanto sfiorato. Negli anni Cinquanta
ebbero luogo imponenti lavori di ristrutturazione che
portarono alla demolizione di una sua parte sporgente (il
cosiddetto “dente”).
A far le spese della citata ristrutturazione fu anche la
Cappella della Madonna di Loreto, ricostruita però in
un’area prossima all’Oratorio nel 1962.
Tale Cappella era prevista infatti già nel testamento del
Card. Tonti che ne volle l’edificazione nel Collegio stesso
anche perché in essa doveva esser conservata la tela recata
con sé da Barletta, alla cui sede vescovile (Barletta-Nazareth)
egli era stato assegnato nel 1605 da Papa Paolo V. Da
menzionare, inoltre, sempre nel Collegio, la costituzione
della “Congregazione Lauretana” che, nota già dal 1630,
nacque ufficialmente il 2 Febbraio 1644, grazie anche alla
devozione particolare che San Giuseppe Calasanzio nutriva
per la Madonna venerata sotto quel titolo.
Le finalità della Congregazione erano strettamente
spirituali, con privilegi ed indulgenze riservate in un
primo tempo solo ai Fratelli e poi estese anche ad altri
devoti; l’abitudine alla preghiera e la conoscenza delle
verità di fede e norma della morale costituivano gli
elementi basilari della Congregazione. Anch’essa attraversò
momenti particolarmente difficili, uno di questi fu il
periodo della Repubblica Romana, quando i responsabili
furono costretti a vendere i suoi beni all’erario ed il
numero dei Congregati scese a uno soltanto. Solo dopo il
1815 si ricominciò a solennizzare le feste come una volta.
L’attività della Congregazione terminò il 10 Dicembre 1903.
Ne fu tentata una ripresa il 7 Giugno 1944, nel terzo
centenario della fondazione, con risultati negativi a motivo
degli eventi bellici. Occorre attestarci al 1979 per
assistere ad una ripresa delle attività con l’elezione delle
nuove cariche sociali. Lo statuto attualmente in vigore è
quello depositato il 2 Febbraio 1993 stilato presso il
Notaio Gallori.
Matteo de Musso
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