TRINITAPOLI..:: In Italia, molte Scuole non hanno ancora redatto il Piano Didattico Personalizzato. Occorre definire sin dall’ingresso nella nuova Scuola un «percorso alternativo» per gli alunni affetti da «Troubles d'apprentissage spécifiques» e da «Besoins d'apprentissage spécifiques».
La cultura ha un proprio peso. Peso che ognuno di noi si porta «arrière» nella propria vita, nella vita di relazione, nella vita sociale e così via dicendo. Peso che ci portiamo dietro sin dall’asilo, dalla Scuola primaria, dalla Scuola secondaria di primo grado, dalla Scuola secondaria di secondo grado e che arriva fino all’Università, master e quant’altro ci interessa percorrere o conseguire.
Ognuno di noi dà alla cultura un giusto peso.
C’è chi è ambizioso, ossia ha un desiderio, un sogno, una aspirazione, un obiettivo da raggiungere nella vita e c’è chi è distaccato, disinteressato, indifferente e si appiattisce sempre di più durante il suo percorso scolastico.
Tutto questo può avvenire in qualsiasi momento della vita scolastica. Non c’è un momento ben preciso che possiamo prevedere, non c’è nessuna formula matematica da inserire in un foglio di calcolo come Excel che può anticipare e proiettare il giorno, il mese, l’anno in cui il bambino o lo studente può incorrere in questo “distacco dalla cultura”.
Il tutto avviene pacatamente e silenziosamente. Giorno dopo giorno lo scolaro, lo studente, accumula una certa autostima, un apprezzamento, un rispetto, una ammirazione e quindi ha un alto giudizio di se stesso, degli altri che lo circondano, delle Istituzioni in genere tra cui primeggia «la Scuola» ovvero, «la buona scuola», così la chiamano ultimamente i nostri politici.
Guai se un ragazzo delle elementari, delle medie o delle superiori dovesse incorrere in un disprezzo verso questo luogo d’istruzione per eccellenza, verso una o più disciplina, avere disistima di se stesso, sfiducia verso un insegnante o vergogna di stare nella propria classe perché riesce a prendere solo «giudizi negativi» nelle varie discipline. Questo sarebbe la fine del suo “percorso didattico o della cultura in generale”.
L’insegnante, il «buon insegnante» deve intervenire prontamente, sin da subito per lo studente che ha dei problemi per far amare la cultura, le discipline di studio e trovare dei rimedi, anche utilizzando processi alternativi alla solita lezione noiosa, utilizzando se è il caso, mezzi informatici (Tablet, iPAD, iPhone ecc…) o qualsiasi altro espediente per dare una mano ed aiutare chi è in difficoltà e non lo dimostra.
Aiuto che non sempre viene fornito dagli insegnanti perché in alcune scuole, dal Nord al Sud Italia, dall’Est all’Ovest, senza tralasciare le Isole del nostro Paese, dal primo giorno di scuola ad oggi, non è ancora stato redatto il PDP, ovvero, il Piano Didattico Personalizzato, riferito agli alunni affetti da DSA, Disturbi Specifici di Apprendimento, né tanto meno per i ragazzi con BES, Bisogni Educativi Speciali.
Così i ragazzi, gli studenti, in questo primo periodo dell’anno scolastico si trovano ad avere molti giudizi negativi nei compiti in classe, nelle interrogazioni orali, nei compiti svolti a casa.
E’ compito dell’insegnante, del «buon insegnante» rendersi conto dei propri alunni e porre dei rimedi, al di là del Piano Didattico Personalizzato che il Consiglio di Classe potrebbe redigerlo anche in una fase successiva, quando oramai il danno è stato causato.
 

Agostino Del Buono

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