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008..::.07.09.2014

..:: Nella foto, a destra Donato Colucci mentre racconta alcuni episodi successi durante la grande guerra al nipote dell'avvocato Giuseppe Lamacchia.

TRINITAPOLI..:: Sono passati 72 anni da quando sua maestà Vittorio Emanuele III, re d’Italia, d’Albania e imperatore d’Etiopia chiamò alle armi i giovani italiani per difendere la Patria.
In questa occasione si conobbero due giovani pugliesi: Donato Colucci e Giuseppe Lamacchia.
Il primo era originario di Alberobello, il secondo era nato e vissuto a Trinitapoli.
Fu così che iniziò l’avventura e disavventura dei due giovani militari che da Barletta a Creta condivisero tutto quello che avevano: cibo, acqua e tanta …”cultura”. Forse, proprio quest’ultima fu la «scintilla» che fece da collante tra i due commilitoni. Da Barletta partirono per Mestre e da questa città salparono per Creta con gli zaini con un po’ di provviste, ma soprattutto con un valigione pieno di libri e con una tromba. Il giovane Colucci, in virtù della tromba venne assegnato alla Compagnia Comando Reggimentale per la banda musicale, mentre il giovane trinitapolese, Lamacchia, venne assegnato alla Prima Compagnia. I due soldati alloggiavano nello stesso edificio e quindi avevano modo di vedersi molto spesso durante la giornata e nelle ore serali, per parlare non solo di guerra e del loro servizio ma anche dei poeti ed autori del passato di cui avevano i libri. Dopo la permanenza a Creta e nelle città dell’Isola i due giovani si persero di vista.
Il Colucci tornò presto ad Alberobello dopo la guerra, mentre il Lamacchia visse dei momenti poco felici dovuti all’affondamento della nave che trasportava i soldati in Italia, al suo permanere in mare per oltre ventiquattro ore, al suo rientro a piedi a Trinitapoli.
A distanza di 72 anni da quell’evento, dopo un recente scritto rievocativo, il Colucci ha cercato di contattare i familiari del Lamacchia per sapere notizie del suo amico.
Dopo vari tentativi telefonici, finalmente ha rintracciato una delle figlie che vive a Trinitapoli e nella giornata di ieri, ha raggiunto Trinitapoli, accompagnato dal nipote Mario Logrieco per incontrare lei e la sorella.
Durante l’incontro il signor Donato, non è riuscito a nascondere l’emozione e quasi tutto di un fiato ha raccontato i piccoli e grandi aneddoti che ha condiviso con il suo amico fraterno, mostrando fotografie dell’epoca, affascinando i presenti.
Era un racconto di settanta anni fa ma che faceva rivivere nelle figlie, nei nipoti e nei generi dell’avvocato Giuseppe Lamacchia, quella gioia di aver avuto un «buon padre di famiglia».
Il «trait d'union» tra le due famiglie è stato il maestro Matteo de Musso che ha dato il suo contributo come esperto e storico.

Agostino Del Buono

agostino.delbuono@lasestaprovinciapugliese.it

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