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Immigrazione e Integrazione: Impegno nella documentazione e diffusione di buone pratiche al Dell’Aquila di San Ferdinando di Puglia. Si inizia con l’Informatica in Lingua Araba.

002 ..::.27.05.2016 - ore 07:00

 

 

..:: Una mappa concettuale di come dovrebbe essere strutturato un Repository dell'immigrazione e integrazione al Dell'Aquila di San Ferdinando di Puglia - BT - Italy.

 

 

SAN FERDINANDO DI PUGLIA – BT ..:: La causa dell’immigrazione può trovare origine in una miriade di motivazioni che vanno: da quelle economiche (per sfuggire alla povertà) a quelle lavorative (per trovare un impiego); dalle motivazioni politiche (per sfuggire dalle dittature, persecuzioni, guerre) alle motivazioni di tipo religiose (impossibilità di praticare il proprio culto); da quelle che derivano da disastri naturali (terremoti, tsunami) a quelle di tipo sentimentale (riunificazione familiare). A queste cause, si devono aggiungere poi, le motivazioni di tipo criminale (per sfuggire alla giustizia del proprio paese d’origine); quelle per l’istruzione (ad esempio, per seguire un corso di studio all’estero) ed altre ancora.
Al di là delle motivazioni più o meno valide (tranne quelle di tipo criminale), la legislazione dei Paesi Europei pone come condizione necessaria per ottenere un permesso di soggiorno e poi la cittadinanza, avere un lavoro regolare e retribuito. Costituiscono una eccezione, coloro che sono vittime di persecuzioni politiche o religiose che provengono da dittature e Paesi in guerra. In questi casi, si potrà riconoscere agli immigrati il diritto d’asilo, l’assistenza sanitaria e le cure di primo soccorso. Viene considerato immigrato anche la persona di un altro Stato che si ricongiunge ad un cittadino italiano con il quale ha avuto rapporti e dei figli. In questo caso specifico stiamo parlando di «ius sanguinis».
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un aumento dell’immigrazione anche nei nostri piccoli Paesi della Sesta Provincia Pugliese, sia di persone adulte, sia di bambini, ragazzi e giovani.
Tutto questo porta ad una riflessione più accurata e ad una maggiore considerazione non solo da parte delle Istituzioni Scolastiche ma anche da parte degli stessi educatori/insegnanti in quanto responsabili della trasmissione del loro sapere.
I primi due obiettivi del «buon docente», da attivarsi sin da subito, è quello che riguarda sia l’«accoglienza», sia l’«integrazione» dell’alunno o dello studente che frequenta la Scuola italiana.
Anche le “Linee guida” emanate dal MIUR nel 2006 parlano di accoglienza e integrazione degli alunni stranieri.
A questi consigli dovrebbero seguire però, una «fase pratica» di integrazione dello studente.
Spesse volte però, ci possono essere degli ostacoli che non permettono all’alunno una totale integrazione nell’ambito scolastico (esempio: due o più alunni stranieri in una classe, magari di Paesi diversi, oppure, nel gruppo classe ci sono alunni affetti da DSA, BES o da altre patologie e disabilità).
Il vero ostacolo però, è contraddistinto dalla diversità della lingua e che potrebbe far isolare lo studente straniero a contatto con i coetanei di nazionalità diversa.
La prima cosa da fare, quindi, è quello di stimolare lo studente extracomunitario affinché impari l’italiano il più presto possibile.
Se le ore scolastiche sono poche e quindi, non sufficienti per immagazzinare tutti i vocaboli tecnici utilizzati dai docenti delle diverse discipline, la Scuola potrebbe attivarsi anche con corsi intensivi pomeridiani in modo da superare gli ostacoli riferiti alla «comunicazione».
Nelle discipline che lo permettono (Informatica, Geografia, Storia ecc…) si potrebbe valorizzare le origini, la cultura, le tradizioni e le usanze del Paese di provenienza dell’alunno e confrontare con gli usi e costumi degli alunni italiani presenti nel gruppo classe.
In questo modo si potrebbe stimolare lo studente a porsi su uno stesso livello con i compagni e a non cadere nell’«immaginario isolato».
E’ bene sottolineare l’importanza dell’insegnante che ha la situazione sotto controllo nelle ore antimeridiane. E’ proprio questo insegnante che deve fare un primo passo a favore di tutti gli studenti ed essere promotore dello scambio di numeri telefonici di cellulari, di messaggistica del gruppo classe, di attivare o far attivare dagli alunni più esperti un servizio di «rete sociale» di tipo Facebook che facilita la gestione dei rapporti sociali e che consente la comunicazione e condivisione per mezzi testuali e multimediali. L’utilizzo della «rete sociale» permetterà all’utente di creare un proprio profilo, di organizzare una lista di contatti con gli amici di Scuola, di pubblicare un proprio flusso di dati che, all’occorrenza, potrebbero essere aggiornati e di accedere anche a quelli degli altri amici della stessa classe o di altre classi.
Insomma, l’integrazione deve avvenire tra tutti i discenti del gruppo classe e non solo tra un paio di studenti.
Se lo studente straniero non riesce a capire parte della spiegazione effettuata in classe ed in lingua italiana, è bene che l’insegnante trovi altri rimedi come quello di confezionare delle video lezioni sia in lingua italiana, sia nella lingua di provenienza dell’alunno straniero, in modo da rivolgere l’attenzione a tutti gli studenti della classe e non solo ad alcuni.
Tutto questo comporta una trasformazione delle competenze tradizionali del docente che impara a progettare e a realizzare prodotti multimediali e laboratori virtuali, ad insegnare attraverso la videoconferenza, a crearsi un sito Internet, dei blog o altro ancora.
Lo svantaggio principale della lezione frontale in classe per un alunno proveniente dall’estero è quello riconducibile ad un susseguirsi di parole scandite dall’insegnante che svaniscono molto velocemente nella propria mente perché non vengono comprese tutte. Anche se l’insegnante divide egregiamente il suo intervento in tre parti: «apertura», «corpo» e «chiusura», l’alunno extra comunitario che si ha davanti non comprende tutto il discorso.
L’insegnante, ad ogni fine ora di lezione, dovrebbe chiedersi: Qual è la percentuale delle parole assimilate dal ragazzo extracomunitario «tal dei tali» durante l’ora di lezione. E’ bene continuare con un elenco di parole che fanno rima con altosonanti oppure conviene formulare frasi molto semplici? Ed ancora, nell’insegnamento «faccia a faccia» in classe, gli alunni che provengono da Paesi esteri interagiscono oppure no? La comunicazione di tipo bidirezionale utilizzata per questi alunni ha portato a dei buoni risultati oppure occorre utilizzare anche una comunicazione di tipo unidirezionale attraverso i video?
Questi sono solo alcune delle domande da chiedersi al termine dell’unità didattica, prima di affrontare l’odioso e tanto temuto «compito in classe».
I vantaggi delle video lezioni, è quello di poter rivedere la spiegazione dell’insegnante impressa sul video, tante volte fino ad imparare sia le parole italiane, sia il confezionamento e la formulazione di frasi, sia l’argomento trattato.
Il video consente allo studente “non integrato” o “integrato parzialmente” per ragioni linguistiche, di poter riflettere sui contenuti oggetto della spiegazione, grazie alla permanenza degli stessi sul supporto DVD-Video, oltre ad avere il vantaggio di una comunicazione efficace. L’utilizzo di un video consente di presentare contemporaneamente differenti modelli di comunicazione uditiva e visiva, perché utilizza il linguaggio orale, dei testi scritti, le immagini e scene opportunamente pianificate. Insomma, l’immagine mixata al suono, la possibilità di semplificare concetti astratti attraverso la visualizzazione di esempi concreti, le simulazioni e quant’altro, potrebbero portare ad una maggiore integrazione dell’alunno che viene da oltre confine.
Per non disperdere il lavoro del docente nel corso degli anni, è bene che le video lezioni potrebbero far parte di un «Repository» dell’Istituto Scolastico o allargato a più Scuole se collegate in «Rete» in modo che, anche i docenti di altre Scuole potrebbero usufruire delle «unità didattiche in video lezioni» al momento opportuno.
Ma si sa, in questo caso occorrono decine di ore per poter concretizzare le «unità didattiche mirate», per poter riassumere l’argomento e documentare, per poter realizzare un video, per poter elaborare una veste grafica appropriata l’argomento da trattare, e non tutti gli insegnanti hanno questo tempo da dedicare anche agli alunni extracomunitari.
Per questo motivo, in questa prima fase, si potrebbe sperimentare con un gruppo di «insegnanti volontari» delle diverse discipline.
Oppure, in ogni Scuola, dalle elementare alle superiori, o in ogni ambito territoriale, dovrebbero far parte degli insegnanti adibiti ad un «contingente straordinario» per sopperire alla situazione dell’integrazione dell’alunno/studente proveniente da altro Stato.
Potrebbero far parte di questo contingente insegnanti volontari distaccati dalle singole Scuole, insegnanti che fanno parte delle Funzioni Strumentali, insegnanti appartenenti all’organico di potenziamento, o insegnanti che hanno «a cuore» il problema dell’integrazione vera e propria sia di alunni/studenti, sia di persone maggiorenni.
Solo in questo modo si potrà parlare di «vera integrazione».
 

Agostino Del Buono

agostino.delbuono@lasestaprovinciapugliese.it

 

 

Immigrazione e Integrazione al Dell'Aquila di San Ferdinando di Puglia. Si inizia con l'Informatica in Lingua Araba.

 

 

 

L'ingresso dell'Istituto Michele Dell'Aquila di San Ferdinando di Puglia.

 

 

 

 

 

 

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