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Tosca: Il melodramma di Puccini rivive quegli attimi al Castello Svevo di Barletta con il soprano Luciana Distante.

 

010 ..:: 30.08.2019

 

 

..:: Tosca interpretata da Luciana Distante, mentre uccide Scarpia interpretato da Antonio Stragapede.

 

..:: La locandina dell'evento di fine estate che si è tenuto a Barletta il 30 Agosto nel cortile del Castello della cittadina della Sesta Provincia Pugliese.

 

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BARLETTA ..:: Se da una parte sono trascorsi quasi centoventi anni dalla prima rappresentazione dell’Opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini, dall’altra, possiamo considerare ancora attuali quegli attimi nel Teatro lirico nazionale ed internazionale. Questa volta, l’allestimento e le scene curate da Giuseppe Grasso e la regia di Chiara Giordano, hanno scelto come «location» il Cortile del Castello Svevo di Barletta.
In questo articolo ci soffermiamo principalmente sui caratteri generali musicali.
Tosca, la possiamo considerare l'opera più drammatica di Giacomo Puccini, ricca di colpi di scena e di trovate che prendono lo spettatore in costante tensione nei tre atti. Il discorso musicale si trasforma gradualmente e si modifica in modo altrettanto rapido, caratterizzato da graffiati ed incisi tematici brevi e taglienti, addensati e ispessiti, costruiti su armonie dissonanti, come quella prodotta dalla successione degli accordi. Il tema di Scarpia che apre l'opera ad esempio con un: Si bemolle maggiore, La bemolle maggiore, Mi maggiore (il primo e l'ultimo dei quali in relazione di tritono) ne è un chiaro esempio iniziale che la Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russia) diretta dal Maestro Leonardo Quadrini ha saputo coniugare in modo eccellente ed insuperabile con la professionalità di tutti coloro che hanno preso parte in questa Orchestra. Inoltre, in questa Opera lirica, a differenze delle altre, non vi è una «ouverture iniziale».
La vena melodica di Giacomo Puccini e quindi dei cinquanta maestri di musica della Repubblica Russa, hanno avuto modo di far emergere nei duetti tra Floria Tosca – interpretata magistralmente dal soprano italo-brasiliano Luciana Distante – e Mario Cavaradossi – interpretato con grande perizia dal tenore italiano Roberto Cervellera, nonché nelle tre celebri romanze, una per atto che rallentano in direzione lirica, quel turbamento in atto e la concitazione della intrigante vicenda.
Il punto culminante drammatico e commovente insieme, è invece costituito dal secondo atto, che vede come protagonista il malvagio e degenerato barone Scarpia – interpretato abilmente da Antonio Stragapede – nel quale la Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia, assume una sonorità ed una acustica che anticipano l'estetica dell'espressionismo musicale.
Interessante anche l’interpretazione del Sagrestano (Antonio Fratto), Angelotti (Carlo Provenzano), Sciarrone (Pino Montanaro), Spoletta (Giuseppe Maiorano), Pastorello (Valerio Meo) ed il Coro Gesualdo diretto da Cinzia Camillo.
Insomma, la Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russia) è riuscita a coniugare ed amalgamare il tutto con il proprio organico strumentale composto da: flauti, ottavini, oboi, corni, clarinetti, fagotti, controfagotti, trombe, tromboni, timpani, tamburi, triangolo, piatti, grancassa, carillon, arpe, archi, viola, campane e così via dicendo.
Al termine della Tosca, applausi ininterrotti e a più riprese, scanditi dalla prima all’ultima fila, hanno reso ancora una volta “attuale” l’operato di Giacomo Puccini e di tutti gli interpreti che raccontano e narrano le sue opere in Italia e nel Mondo. Questa di oggi ne è un chiaro esempio.
Ad Majora!

Agostino Del Buono
agostino.delbuono@lasestaprovinciapugliese.it 
 



..:: Luciana Distante e gli altri artisti mentre ringraziano il pubblico.
 

..:: Una artista della Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russa).

 

..:: Alcuni artisti della Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russa).

 

..:: Alcuni artisti della Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russa).

 

 

Anche se la trama del melodramma è conosciuto non solo per gli “addetti ai lavori” ma per chi sporadicamente si avvicina al “Teatro” si ritiene opportuno descrivere i tre atti della Tosca in queste pagine. La trama si svolge a Roma nella giornata di sabato 14 giugno del 1800, giorno della Battaglia di Marengo, nell'atmosfera tesa che segue l'eco degli avvenimenti rivoluzionari in Francia, e la caduta della prima Repubblica Romana.

Atto I
Angelotti, bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, è fuggito dalla prigione di Castel Sant'Angelo e cerca rifugio nella Basilica di Sant'Andrea della Valle, dove sua sorella, la marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare un travestimento femminile che gli permetterà di passare inosservato. La donna è stata ritratta, senza saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario Cavaradossi. Quando irrompe nella chiesa un sagrestano, Angelotti si nasconde nella cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando, mette in ordine gli attrezzi del pittore che di lì a poco sopraggiunge per continuare a lavorare al suo dipinto. Il sacrestano finalmente si congeda e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti, che conosce da tempo e di cui condivide la fede politica. I due stanno preparando il piano di fuga, ma l'arrivo di Floria Tosca, l'amante di Cavaradossi, costringe Angelotti a rintanarsi di nuovo nella cappella: Mario non può rivelare alla sua amata l'accaduto poiché teme che ella, fervida credente, riveli in confessione la presenza di Angelotti. Tosca espone a Mario il suo progetto amoroso per quella sera. Poi, riconoscendo la marchesa Attavanti nella figura della Maddalena ritratta nel quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a fatica, riesce a calmarla e a congedarla.
Angelotti esce dal nascondiglio e riprende il dialogo con Mario, che gli offre protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia. Un colpo di cannone annuncia la fuga del detenuto da Castel Sant'Angelo; Cavaradossi decide allora di accompagnare Angelotti per coprirlo nella fuga e portano con loro il travestimento femminile, dimenticando però il ventaglio nella cappella.
La falsa notizia della vittoria delle truppe austriache su Napoleone a Marengo fa esplodere la gioia nel sagrestano, che invita l'indisciplinata cantoria di bambini a prepararsi per il «Te Deum» di ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge con i suoi scagnozzi il barone Scarpia, capo della polizia papalina che, sulle tracce di Angelotti, sospetta fortemente di Mario, anch'egli bonapartista.
Per riuscire ad incolparlo ed arrestarlo e poter quindi scovare Angelotti, egli cerca di coinvolgere Tosca, ritornata in chiesa per informare l'amante che il programma era sfumato in quanto ella era stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese per festeggiare l'avvenimento militare. Scarpia suscita la morbosa gelosia di Tosca usando il ventaglio dimenticato nella cappella degli Attavanti. La donna, credendo in un furtivo incontro di Mario con la marchesa, giura di ritrovarli. Scarpia, che ha raggiunto il suo scopo, la fa seguire. Mentre Scarpia pregusta la sua doppia rivalsa su Cavaradossi - ucciderlo e prendergli la donna - comincia ad affluire gente in chiesa per inneggiare alla vittoria e a cantare il «Te Deum».

 

 

..:: Alcuni artisti in un momento tra il secondo ed il terzo atto della Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russa).

 

..:: Alcuni artisti della Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russa).

 

..:: Alcuni artisti della Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russa).

 

 

Atto II
Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta svolgendo una grande festa alla presenza del Re e della Regina di Napoli, per celebrare la vittoriosa battaglia, nel suo appartamento Scarpia sta consumando la cena. Spoletta e gli altri gendarmi hanno seguito la furente Tosca fino alla villetta di Mario, dalla quale la donna è tuttavia uscita poco dopo, avendo compreso il grave errore causato dalla sua gelosia. Gli sbirri hanno perquisito a fondo la dimora ma non sono stati in grado di localizzare Angelotti, così arrestano Mario e lo conducono al cospetto di Scarpia. Il pittore, interrogato, si rifiuta di rivelargli il nascondiglio di Angelotti e viene quindi condotto in una stanza dove viene torturato.
Tosca, che poco prima aveva eseguito una cantata al piano superiore, viene convocata da Scarpia, il quale fa in modo che ella possa udire le urla di Mario. Stremata dalle grida dell'uomo amato, la cantante rivela a Scarpia il nascondiglio dell'evaso: il pozzo nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, condotto alla presenza di Scarpia, apprende del tradimento di Tosca e si rifiuta di abbracciarla. Proprio in quel momento arriva un messo ad annunciare che la notizia della vittoria delle truppe austriache era falsa, e che invece è stato Napoleone a sconfiggere gli austriaci a Marengo. A questo annuncio Mario inneggia ad alta voce alla vittoria, e Scarpia lo condanna immediatamente a morte mediante impiccagione, facendolo condurre via. Più tardi arriva anche la notizia che Angelotti si sia suicidato all'arrivo degli sbirri, e Scarpia ordina che il suo cadavere sia impiccato accanto a Cavaradossi. Disperata, Tosca chiede a Scarpia di accordare la grazia a Mario. Ma il barone acconsente solo a patto che Tosca gli si conceda. Inorridita, la cantante implora il capo della polizia e si rivolge in accorato rimprovero a Dio (Vissi d'arte, vissi d'amore). Ma tutto è inutile: Scarpia è irremovibile e Tosca è costretta a cedere. Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto d'intesa, fa credere a Tosca che la fucilazione sarà simulata e i fucili caricati a salve. Dopo aver scritto il salvacondotto che permetterà agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Scarpia si avvicina a Tosca per riscuotere quanto pattuito, ma questa lo colpisce a morte con un coltello trovato sul tavolo. Quindi prende il salvacondotto dalle mani del cadavere, poi, in uno slancio di religiosa pietà, pone due candelabri accanto al corpo di Scarpia, un crocifisso sul suo petto, e finalmente scappa via.

 

 

..:: Alcuni artisti della Grande Orchestra Sinfonica di Udmurtia (Repubblica Russa).

 

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Atto III
È l'alba. In lontananza un giovane pastore canta una malinconica canzone in romanesco. Sui bastioni di Castel Sant'Angelo, Mario è ormai pronto a morire e inizia a scrivere un'ultima lettera d'amore a Tosca, ma, sopraffatto dai ricordi, non riesce a terminarla (E lucevan le stelle). La donna arriva inaspettatamente e spiega a Mario di essere stata costretta ad uccidere Scarpia. Gli mostra il salvacondotto e lo informa quindi della fucilazione simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere bene la morte. Ma Mario viene fucilato veramente e Tosca, sconvolta e inseguita dagli sbirri che hanno trovato il cadavere di Scarpia, grida "O Scarpia, avanti a Dio!" e si getta dagli spalti del castello.

 

 


 

 

 

 

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