The rose Bush in the forest. David Herbert Lawrence: Sons and Lowers. | ||
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303 ..:: 31.03.2021
SANTA MARIA CAPUA VETERE ..:: “They seem as if they walk like butterlies, and shake themselves,” he said. She looked at her roses. They were white, some incurved and holy, others expanded in an ecstasy. The tree was dark as a shadow. She lifted her hand impulsively to the flowers; she went forward and touched them in worship. “Let us go,” he said. There was a cool scent of ivory roses – a white, virgin scent. Something made him feel anxious and improsoned. The two walked in silence. “Till Sunday,” he said quietly, and left her; and she walked home slowly, feeling her soul satisfied with the holiness of the night. It was like a delicious delirium in his veins. Tra i passaggi più belli della letteratura inglese senza alcun dubbio vi è quello tratto da “Sons and Lovers” di David Herbert Lawrence, che come James Joyce ha legato la vita alla letteratura, un autore che nacque nel 1885 a Eastwood, piccolo paesino di minatori. Il padre era un minatore e la madre un’insegnante. “Sons and Lovers” fu pubblicato nel 1913, un anno prima dello scoppio della Prima guerra mondiale. Lawrence mi ha sempre accompagnata con i suoi scritti, ho amato il suo mischiare le memorie, le esperienze personali, le descrizioni degli amici e dei familiari, un uomo ed un patriota e che al tempo stesso rivela tutta la sua tenacia e la sua forza negli elementi romantici come critica all’industrializzazione. Ho scelto questo estratto perché in esso ci sono delle parole che mi sconvolgono e mi persuadono, che neutralizzano il dolore della modernità e che attestano che l’essere come farfalle, il possedere delle stesse, la sinuosità colorata pervade e scuote i personaggi. La figura della amata è molto particolareggiata in Lawrence poiché la donna diviene “Goddess and Devil”, quindi è capace di donare al proprio uomo gioia e miseria. La donna ha una relazione sessuale con il proprio uomo, una sorta di redenzione perché l’atto sessuale diventa forza prorompente che dà vita. Il periodo storico è fondamentale per capire il linguaggio usato dall’autore, la Prima guerra mondiale affettivamente dissociò l’uomo dalla società, il quale fu alienato da quello che lo circondava, quasi alimentando un senso di nichilismo. Ecco che lei guarda le rose che erano bianche, alcune incurvate e sante, altre si espandevano in una estasi, l’albero era scuro come un’ombra. Tutto ciò mi appare come un quadro, in cui c’è un senso di evasione, quando ammirando dei fiori sembrano attraversarne la cornice, così la frase “There was a cool scent of ivory roses – a white, virgin scent” sembra profumare la carta su cui è scritta e inebriare di quel candore virginiano. Il bosco dove egli può respirare e “It was like a delicious delirium in his veins” e ci si trova come in un delirio nelle sue vene. Dobbiamo recuperare la chiave giusta per imparare a gestire la nostra comunicazione con la natura e con i rapporti interpersonali, siamo lontani da avere la consapevolezza della parola che diventa scambio, non ne sappiamo usare ancora le intonazioni, il ritmo e soprattutto le pause ed il silenzio, ma siamo ancora in un nulla tecnologico privo di spazi in cui liberarci dalle preoccupazioni. Questo estratto rivela l’abilità di Lawrence di combinare prosa e poesia, i due personaggi Miriam e Paul andranno a visitare un cespuglio di rose selvagge che Miriam ha scoperto nel bosco, lei vuole che Paul faccia l’esperienza di un’amore più elevato. Credo che il connubio tra le due posizioni sia la chiave per la riscoperta di un tema del viaggio interiore o esteriore che parta dai valori sopiti in ciascuno di noi.
Natalia Di Meo
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