024 ..:: 21.02.2017 :: 18:30
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SOVERATO :: L’attuale scenario internazionale è
caratterizzato dall’interdipendenza delle economie, dalla
rapidità dell’informazione, dai progressi scientifici e
tecnologici, dalla globalizzazione delle merci e dei
consumi. Inseparabili dalle implicazioni sociopolitiche ed
economiche di tali fenomeni, acquistano crescente risalto le
“problematiche linguistiche, comunicative e
sociolinguistiche poste dai frequenti flussi migratori”. In
questo “villaggio globale” (Mc Luhan), la convivenza e
l’integrazione fra popoli e culture basate sul
riconoscimento dei diritti umani sono nuovi campi di ricerca
e di studio, ma anche nuovi valori, nuovi paradigmi : sono
lontani da una logica di assimilazione, e sono volti a
valorizzare la dignità e la ricchezza di ogni cultura. Al
problema delle diversità linguistico-culturali, sono
connesse molte delle domande cruciali, delle sfide e dei
paradossi che l’Europa è chiamata ad affrontare nel suo
cammino verso la progressiva integrazione (linguistica,
culturale, valoriale, istituzionale, politica) interna: è un
percorso necessario, “condicio sine qua non” di una
democratizzazione più adeguata ai nuovi complessi panorami
planetari .
I confini tra maggioranze e minoranze non hanno un carattere
naturale: sono stabiliti dal sistema giuridico e politico,
come illustra il sociologo Louis Wirth. La questione dei
diritti dei gruppi minoritari è emersa a livello
internazionale di pari passo con l’affermazione dei diritti
civili e collettivi nel XX secolo. Negli ultimi decenni ,con
l’allargamento dei confini dell’Unione, e in seguito alle
incessanti migrazioni extraeuropee, si sono aggiunte nuove
comunità minoritarie e con esse nuove problematiche.
L’ineguaglianza sociale, economica e politica e la mancanza
di equità si sono rivelate fattori destabilizzante e radici
di conflitto, come osservava nel 2000 Kofi Annan, segretario
delle Nazioni Unite. Solo attivando un processo formativo di
smantellamento dei pregiudizi e di organizzazione flessibile
dell’accoglienza si può ostacolare l’insorgere di pericolose
idee di intolleranza. Bauman ha individuato nella nostra
società le connotazioni di una “industria dello smaltimento
dei rifiuti umani” che scarica ed espelle gli scarti che
residuano dai processi di trasformazione planetaria,
inutili, da eliminare.
Una lingua non è solo un insieme di suoni, caratteri,
parole, grammatica: è la memoria collettiva di una comunità
e costituisce una componente fondamentale dell’identità
,della dimensione politica e delle tradizioni (langue
saussuriana). Per dirla con don Milani chi possiede venti
parole anziché duemila è molto svantaggiato perché è
certamente escluso dalla vita sociale, politica economica
del Paese di accoglienza. Più parole, più idee; più idee,
più libertà. Chomsky sostiene la stretta connessione fra
libertà e facoltà della mente umana, che trova nel
linguaggio la sua manifestazione più completa. Negli anni
novanta la prima istituzione che si è occupata del fenomeno
delle minoranze linguistiche è stata l’Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione in Europa, (1990-Copenahagen).
Nel trattato di Maastricht (1992), si invita gli stati
membri della Comunità a valorizzare le proprie diversità
nazionali e regionali. Nello stesso anno l’ONU, nella
Dichiarazione dei diritti delle minoranze, in una nuova
prospettiva, supera la semplice prevenzione e pacificazione
dei conflitti e le minoranze risultano elemento
indispensabile per lo sviluppo della società. I due
capisaldi legislativi europei a tutela delle minoranze
etniche e linguistiche sono costituiti da:
- la Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie,
(1998)
- la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze
nazionali, (1998).
Come stabilito dal Consiglio d’Europa (Council of Europe,
2001) il plurilinguismo di un individuo è in costante
cambiamento proprio perché si presenta diverso nei diversi
momenti della vita (lifelong language learning) nella sua
essenza molteplice, trasversale e composita (life-wide
language learning). Determinanti e incisivi nello sviluppo
di una cultura delle minoranze, meritano menzione:
- Il Consiglio Europeo per l’Educazione (2002 ):tutte le
lingue europee hanno pari valore e dignità; - Il Forum sui
temi delle minoranze, (2007)condotto da” International
Movement Against All Forms of Discrimination and Racism (IMADR”).
– Le Raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio
del 2005 (relativa a competenze chiave per l’apprendimento
permanente) promuove “ l’interesse e la curiosità per le
lingue e la comunicazione interculturale”. Nell’Unione
Europea la valorizzazione delle minoranze linguistiche
s’inserisce, quindi, all’interno di un quadro valoriale
interculturale, impegnato nel difficile compito di coniugare
le diverse appartenenze (locale, nazionale, europea,
planetaria) del soggetto, con i temi dell’equità e della
libertà. In questo scenario internazionale si collocano le
scelte politico-istituzionali della nostra nazione. La
tutela delle minoranze linguistiche costituisce un principio
fondamentale dell’ordinamento italiano e si pone al punto di
incontro con altri principi talora definiti “supremi” come
il principio pluralistico e quello di eguaglianza (art 3 art
6). La legge 482/99, pur salvaguardando il principio di
unità nazionale, si propone di valorizzare e di tutelare la
lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane,
germaniche, greche, slovene, croate, nonché di quelle
parlanti il francese, il francoprovenzale, il friulano, il
ladino, l’occitano il sardo. In base alla legge 482/99 ed
alla legge 38/2001 sono state intensificate le misure per
promuovere le lingue nei seguenti settori: scuole,
università, pubblica amministrazione, segnaletica stradale e
trasmissioni televisive. Dopo circa dieci anni di attività
dall’entrata in vigore della legge 482/99 si può affermare
che il bilancio è ampiamente positivo ed i relativi effetti
si misurano attraverso un aumento considerevole della
domanda di uso della lingua minoritaria ed uno sviluppo
positivo delle persone, sensibilizzate al valore della loro
lingua e cultura, per la promozione di un bilinguismo
dinamico. Il Ministero dell’Istruzione Italiana ha ascoltato
le pressanti istanze provenienti dal mondo
socio-politico-economico registrate negli ultimi decenni e
ha fornito risposte precise e puntuali. Nelle Indicazioni
per il curricolo di Fioroni (2007) si sottolinea che
l’italiano rappresenta una seconda lingua per molti ragazzi
e si suggerisce chiaramente di guidare l’alunno alla
scoperta delle lingue minoritarie presenti in Italia, in
un’ottica di complementarietà con l’italiano. Le lingue,
quella nativa e le altre, costituiscono un valido strumento
di riflessione e di metacognizione. Gli alunni del primo
ciclo d’istruzione sono avvantaggiati nell’acquisizione di
questi principi e comportamenti, al contempo per la valenza
particolarmente ricettiva della loro mente e perché
assolutamente pronta a “pervenire a giudizi e prevenire i
pregiudizi”. È necessario che il processo di apprendimento
della lingua italiana si basi sulle competenze linguistiche
e comunicative che gli alunni possiedono già nella propria
lingua materna ( Pedagogia compensativa) Nella scuola
dell’infanzia e nella scuola primaria l’insegnante terrà
conto della plasticità neurologica e della ricettività
sensoriale del bambino. Nella scuola secondaria di primo
grado aiuterà l’alunno a sviluppare il pensiero formale e a
riconoscere gradualmente, rielaborare ed interiorizzare
regole della lingua che applicherà in modo sempre più
autonomo e consapevole. I bambini del primo ciclo sono già
pronti a riconoscere a sé la dignità di persona e a
riconoscerla agli altri. Mentre, in queste fasce di età, si
costruisce il passaggio da un sé circoscritto a un rapporto
aperto e solidale con “l’altro da sé” in una società che
spazia fino al mondo intero, l’amore per sé si equilibra con
l’amore per gli altri. La disponibilità affettiva,
psicologica, intellettuale e relazionale del bambino e del
ragazzo è una risorsa educativa per gli insegnanti, da
stimolare e mettere appieno a frutto ,a vantaggio dell’
educazione interculturale. Nella programmazione delle
attività educative e didattiche sarà dato spazio a nuovi
criteri di organizzazione del sapere, nuove conoscenze e
competenze. L’apprendimento di competenze linguistiche ampie
e sicure diventa la condizione indispensabile per il
raggiungimento di quattro grandi finalità formative: la
crescita della persona; l’esercizio pieno della
cittadinanza; l’accesso critico a tutti gli ambiti
culturali; il raggiungimento del successo scolastico in ogni
settore di studio.
Ciò risulta perfettamente in linea col PECUP del primo
ciclo, (Riforma Moratti- legge 53/ 2003) che annoverava tra
i risultati attesi “armonizzare le diversità, ad affrontare,
dando loro un senso più ampio, gli eventi contingenti”. Era
una vera e propria “bussola” per docenti e discenti ove era
altresì prevista la conoscenza di elementi della storia
della lingua italiana e dei rapporti tra l’italiano e i
dialetti e tra l’italiano e le principali lingue europee.
Il Rapporto della Caritas 2006 e il Rapporto Eurispes 2009
sul nostro Paese registrano un aumento degli studenti
stranieri. La presenza del mediatore culturale, ove
necessaria, potrà contribuire a creare un clima sereno di
comunicazione reale. Rimane fondamentale il criterio
generale di inserire l’alunno secondo l’età anagrafica (art.
45 del D.P.R. 394/99). L’immersione (full immersion), in un
contesto di seconda lingua parlata da adulti e compagni,
facilita l’apprendimento del linguaggio funzionale. Il piano
metodologico-didattico prevede uno stile adeguato : è
bandito il metodo traduttivo-grammaticale per privilegiare
il metodo comunicativo-funzionale. Il Quadro Comune Europeo
di Riferimento (QCER) ed il Portfolio Europeo delle Lingue
(PEL) raccomandano agli stati membri di sostenere
l’innovazione didattica nell’apprendimento formale e la
valorizzazione e capitalizzazione delle esperienze
linguistiche e dei relativi momenti di incontro
interculturale, reali o virtuali, in ambiti di apprendimento
formali, non formali ed informali. Si realizza cosi’ una
straordinaria dinamica circolare: l’apprendimento della
lingua serve per apprendere le regole della convivenza e
un’adeguata situazione di interazione favorisce
l’apprendimento della lingua. Promuovere la consapevolezza
sul proprio modo di apprendere, al fine di “imparare ad
apprendere”, agevola i percorsi di integrazione delle
famiglie immigrate e crea ponti tra lingue, linguaggi,
religioni e culture. Nell’ambito di una strategia
metodologica efficace s’inserisce anche l’accoglienza dei
soggetti culturalmente diversi: che non si traduca in
atteggiamenti benevoli, ma che si configuri come doverosa
offerta di un’azione formativa a soggetti che vanno
rispettati nelle loro specificità e particolarità affinché
possano autocostruire il proprio originale progetto di vita.
La valutazione precede, accompagna e segue i percorsi
curricolari, attiva le azioni da intraprendere, regola
quelle avviate, promuove il bilancio critico su quelle
condotte a termine. Assume una preminente funzione
formativa, di accompagnamento dei processi di apprendimento
e di stimolo al miglioramento continuo. Il traguardo finale
è quello di creare le condizioni perché le persone possano
partecipare attivamente alla vita sociale, politica e
culturale della comunità. E’ significativo segnalare il
Protocollo d’Intesa tra il MIUR e l’Opera Nomadi per la
tutela dei minori zingari, nomadi e viaggianti, stipulato
nel 2005. L’azione propulsiva del DS nei confronti dei
docenti e dei genitori è determinante nell’attivazione di
percorsi interculturali e plurilinguistici adeguati ai
bisogni formativi.
Il DS avrà particolare cura di promuovere progetti coerenti
con i più aggiornati esiti della ricerca scientifica,
pedagogica e disciplinare, organizzare piani di formazione
in servizio in materia di minoranze linguistiche, rivolti a
docenti .( CCNL 2006/09ART. 19). Grazie al ruolo, alle
funzioni e alle responsabilità assegnategli dal D.lgs.165/01
e dal D.lgs 150/09, e dall’autonomia funzionale
regolamentata dal D P R 275/99 ai sensi della L.n. 59/97,
egli favorirà una serie di iniziative volte all’accoglienza
e alla realizzazione di attività interculturali efficaci. In
clima di federalismo amministrativo e politico
istituzionale, la parola chiave sarà “sussidiarietà”
verticale e orizzontale (Riforma costituzionale, Art. 117 e
Art. 118) “Condicio sine qua non” sarà il concorso plurimo,
differenziato e convergente dell’apporto di più contesti:
formali, non formali ed informali. Il DS, abilissimo
negoziatore, instaura e coordina rapporti fecondi con i
soggetti istituzionali e non, presenti sul territorio,
soprattutto con quelle istituzioni in grado di offrire
rilevanti opportunità sul versante della formazione.
Pertanto, l’attuazione dell’uguaglianza (art. 2 e 3 della
Costituzione ), nel rispetto delle differenze di tutti e
dell’identità di ciascuno, diventa un obiettivo primario del
DS e richiede l’impegno di tutti gli operatori della scuola
ma anche e soprattutto l’integrazione fra scuola e
territorio tramite un’ ottima progettazione formativa
integrata.
Ovviamente, in primis, sarà necessario interloquire
all’interno dell’istituzione scolastica con gli operatori
quali il DSGA, i collaboratori e i docenti incaricati delle
funzioni strumentali. Al fine di migliorare la qualità della
scuola e, al contempo, renderla più competitiva e più
“attraente”, Il DS si propone come obiettivo quello di
potenziare la comprensione e produzione della lingua
italiana e di attuare un clima di confronto e dialogo tra le
diverse culture al fine di creare un ambiente propulsivo di
cultura, di democrazia, di valori condivisi di cittadinanza,
di libertà. La crescita e la valorizzazione della persona
umana si perseguono secondo percorsi formativi rispondenti
alle attitudini di ciascuno e finalizzate al pieno successo
formativo, offrendo pari opportunità e curando tutti i suoi
aspetti :cognitivi, affettivi, relazionali, etici e
religiosi.
L’apporto del nuovo insegnamento “Cittadinanza e
Costituzione” sarà notevole. L’introduzione, con legge
30.10.2008 n. 169, dell’insegnamento Cittadinanza e
Costituzione offre l’occasione per una messa a punto del
fondamentale rapporto che lega la scuola alla Costituzione,
sia dal punto di vista della sua legittimazione, sia dal
punto di vista del compito educativo ad essa affidato. Le
scuole sono chiamate in proposito a concorrere, anzitutto
con la riflessione, con l’approfondimento dei problemi e con
la sperimentazione, a questa messa a punto, in vista di un
più maturo assetto ordinamentale della materia.
Il Ds è tenuto, quindi, ad adottare strategie e decisioni
idonee e coerenti, sia amministrativo-gestionali, quanto
pedagogico-didattiche e controllare, altresì, la qualità dei
processi formativi in atto.
L’attività negoziale del dirigente scolastico, prevista
dall’Art.33 del D.I. n. 44/01, prevede, infatti, la stipula
di accordi, intese, protocolli e convenzioni, adesione a
reti di scuole o consorzi, partecipazione della scuola ad
iniziative che comportino il coinvolgimento di agenzie,
enti, università, associazioni socio-artistico-culturali, di
volontariato, la parrocchia, il tribunale dei minori, l’ASP,
la Prefettura, il consultorio, enti pubblici e privati,
profit e non profit, biblioteche, quindi tutti gli
“stakeholders con cui l’istituzione scolastica si relaziona.
Promuoverà l’ accesso a risorse economiche mediante apposite
forme di progettazione (Piani FSE, Progetti di cui all’art.
9 del del CCNL/2007- aree a rischio). Si preoccuperà di
motivare il personale docente e non docente coinvolto
attraverso la condivisione della mission. Attraverso un
modello organizzativo si definiranno ruoli funzioni e
responsabilità per la realizzazione dell’accoglienza e
l’integrazione sin dal momento dell’iscrizione.
Preoccupazione prioritaria del DS dovrà essere anche la
formazione del personale della scuola al riguardo
dell’integrazione interculturale. (CCNL 2006/09 ART. 19)
Ultima tappa sarà il controllo della qualità dei processi
formativi in atto.
Marfa
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