001 ..:: 09.01.2017 :: 18:30
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SOVERATO :: Le
molteplici e profonde trasformazioni della società in cui
viviamo, sul piano culturale, sociale ed economico, pongono
ai sistemi scolastici nuove domande formative. La sfida che
la scuola deve affrontare oggi è quella di preparare persone
in grado di soddisfare nella vita varie esigenze: essere
cittadini attivi che partecipano alla società, essere in
grado di inserirsi con successo nel mercato del lavoro e
garantire, altresì, ai giovani, l’acquisizione delle
competenze necessarie per vivere in una “società della
conoscenza” definita liquida (Bauman) e “villaggio globale”
(mc Luhan).
Il programma “Istruzione e formazione 2020” è un quadro
strategico il cui scopo essenziale è incoraggiare il
miglioramento dei sistemi d'istruzione e di formazione
nazionali, i quali devono fornire i mezzi necessari per
porre tutti i cittadini nelle condizioni di realizzare
appieno le proprie potenzialità, nonché garantire una
prosperità economica sostenibile e l'occupabilità, in tutti
i contesti, siano essi non formali o informali.
Il quadro dovrebbe affrontare, in particolare, i seguenti
quattro obiettivi strategici: fare in modo che
l'apprendimento permanente e la mobilità divengano una
realtà in applicazione ai principi sanciti nella Carta
europea di qualità per la mobilità; migliorare la qualità e
l'efficacia dell'istruzione e della formazione tutti i
cittadini devono essere in grado di acquisire le competenze
fondamentali; promuovere l'equità, la coesione sociale e la
cittadinanza attiva le politiche d'istruzione e di
formazione devono affrontare lo svantaggio educativo
fornendo un'istruzione di qualità elevata e inclusiva;
incoraggiare la creatività e l'innovazione, inclusa
l'imprenditorialità, a tutti i livelli dell'istruzione e
della formazione e garantire il buon funzionamento del
triangolo della conoscenza (istruzione/ricerca/innovazione),
promuovere i partenariati tra il mondo imprenditoriale e gli
istituti di formazione e incoraggiare comunità di
insegnamento più ampie, comprendenti rappresentanti della
società civile e altre parti interessate.
Il sistema formativo italiano è stato oggetto di un ampio
processo di ristrutturazione, non ancora giunto a termine,
in cui hanno operato contemporaneamente due principi
riformatori:
il principio di sussidiarietà, un ampio decentramento
amministrativo che ha fatta salva l'autonomia didattica e
organizzativa delle istituzioni scolastiche; la coerenza con
gli orientamenti europei, miglioramento del livello
formativo generale mediante l'innalzamento dei tassi di
partecipazione alle attività di formazione nella prospettiva
della life-long-learning.
Le leggi introdotte a partire dal 1997 in materia di
decentramento hanno profondamente modificato la ripartizione
delle competenze tra lo Stato e le Regioni.
Da qui deriva l'ampliamento dell'offerta formativa,
l'ammodernamento dei curricoli, la prospettiva
dell'integrazione tra i diversi sistemi (istruzione,
formazione, lavoro, vita sociale), la definizione di un
sistema di certificazione delle competenze valido a livello
nazionale, la trasparenza di tutte le certificazioni, il
riconoscimento dei crediti.
In materia di istruzione scolastica lo Stato e le Regioni
hanno competenza legislativa concorrente.
L'art. 117 della Costituzione attribuisce allo Stato la
competenza legislativa esclusiva per quanto riguarda le
norme generali dell'istruzione e la determinazione dei
livelli essenziali di prestazione e attribuisce alle Regioni
la competenza legislativa esclusiva sul sistema di
istruzione e formazione professionale, nel rispetto dei
livelli essenziali di prestazione, stabiliti dallo Stato, e
fatti salvi i compiti di raccordo con l'Unione europea.
L’autonomia scolastica (legge 59/97) costituisce
indubbiamente la più importante riforma scolastica degli
ultimi venti anni, perché disegna sul piano giuridico una
scuola non più dipendente dal centralismo burocratico. Con
la riforma del Titolo V della Costituzione l’autonomia
scolastica ha addirittura assunto il rango costituzionale.
Il regolamento dell’autonomia scolastica (DPR 275/99)
costituisce la carta di identità della scuola, la cornice
giuridica che può permetterne lo sviluppo, per il quale è
indispensabile l’impegno politico, culturale e didattico dei
decisori politici, degli amministratori regionali,
provinciali e comunali e delle singole istituzioni
scolastiche.
L’Atto di indirizzo Miur emanato per l'anno 2012 In data 8
novembre 2011 ha stabilito le priorità politiche e dettato
le linee per la programmazione delle attività e il processo
di pianificazione strategica del Ministero per il prossimo
anno. Nel triennio 2012-2014, il Ministero sarà impegnato
principalmente a realizzare le seguenti priorità: dare piena
attuazione della riforma del I e del II ciclo, nonché dei
percorsi post-secondari con particolare riferimento agli ITS;
sviluppare, in coerenza con gli obiettivi della Commissione
europea, le azioni di valutazione della performance del
sistema scolastico, con particolare riferimento agli
apprendimenti e alle competenze degli alunni. Proseguire ed
incrementare le sperimentazioni dei sistemi di valutazione
delle scuole, dei dirigenti scolastici e dei docenti
nell’ambito di una scuola meritocratica; assicurare il
mantenimento degli obiettivi di contenimento e
razionalizzazione della spesa del sistema scolastico;
proseguire e sviluppare le azioni di orientamento scolastico
e professionale, di educazione alla cittadinanza e alla
legalità, di contrasto alla dispersione scolastica;
unificare i sistemi informativi al fine di creare un unico
centro di raccolta, analisi e diffusione dei dati e
implementazione del Piano scuola digitale; attuare la
riforma dell’Università anche al fine di rafforzare il
sistema di valutazione dell’offerta formativa e le politiche
di valutazione del merito; sostenere e qualificare la
ricerca pubblica per l’economia della conoscenza,
dell’innovazione e del recupero di competitività del sistema
paese e porre in essere una forte iniziativa di contrasto
alla crisi economica; razionalizzare e ottimizzare l’offerta
formativa delle istituzioni di Alta Formazione Artistica,
Musicale e Coreutica e valorizzare i poli di eccellenza.
Viene altresì evidenziata nell’Atto di Indirizzo per il
2012, la necessità di continuare le azioni per la
realizzazione di una strategia di sviluppo della dimensione
europea dell’educazione anche sulla strada tracciata dal
protocollo di Lisbona e dando attuazione agli obiettivi
perseguiti dal programma ET 2020, che abbracciano tutti i
tipi di istruzione e formazione e tutte le fasi
dell’apprendimento permanente.
«Diritto allo studio» vuol dire dare a tutti e a ciascuno la
possibilità di accedere all’istruzione,garantendo la qualità
dell’apprendimento che ogni studente riceve nel suo
percorso. Il diritto allo studio è una tematica che oggi è
affiancata al tema del «welfare». Ciò significa rendere lo
studente in grado di vivere l’ambiente scolastico al massimo
della qualità che esso può esprimere, garantendo protezione
ai soggetti che sono più svantaggiati in diversi modi:dalla
gratuità o dall’abbattimento dei costi per alcuni
servizi,alla possibilità di accedere a nuove forme di
cultura e sapere.
Le normative che definiscono il diritto allo studio partono
da quei principi fondamentali stabiliti con gli articoli 33
e 34 della Costituzione.
Art. 33. Art. 34. «La scuola è aperta a tutti. L'istruzione
inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e
gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi,
hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di
studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che
devono essere attribuite per concorso».
Il concetto di diritto intende quindi quei provvedimenti che
tendono a realizzare l’obiettivo di innalzare la qualità e
forti investimenti a sostegno della garanzia per gli
studenti di poter stare bene nella propria scuola, liberi di
scegliere il proprio percorso educativo, di concretizzare le
proprie aspettative e realizzare i propri sogni.
Necessitano competenze di base (Literacy and foundation
skills),quindi, ma anche le competenze a carattere non
cognitivo (non-cognitive skills) come la creatività, il
pensiero critico, il problem solving e la capacità di
lavorare in gruppo: competenze di tipo generativo,
trasferibili, finalizzate al loro utilizzo pragmatico nel
mondo.
Ne consegue la necessità di una scuola di qualità,
realizzata attraverso la “essenzializzazione” e la
“razionalizzazione” dell’intero quadro normativo (Piano
programmatico, Dpr 15 marzo 2010).
Alla luce dei bisogni formativi emersi dalle rilevazioni
INVALSI, le recentissime riforme del sistema hanno
ripensato, oltre alle conoscenze e competenze
contenutistiche, anche ai 4 pilastri dell’apprendimento:
saper ragionare in modo logico e giudicare autonomamente,
saper fare, sapersi relazionare; saper imparare in modo
continuo.
Il curricolo organizza e descrive questo percorso formativo
che lo studente compie, dalla scuola dell'infanzia alla
scuola secondaria, nel quale si intrecciano e si fondono i
processi cognitivi e quelli relazionali. L’unitarietà del
percorso non dimentica la peculiarità dei diversi momenti
evolutivi nei quali l’avventura dell’ apprendimento si
svolge, che vedono un progressivo passaggio dall’imparare-
facendo, alla capacità sempre maggiore di riflettere e
formalizzare l’esperienza, attraverso la ri-costruzione
degli strumenti culturali e la capacità di utilizzarli
consapevolmente come chiavi di lettura della realtà.
In virtù del Dlgs 265/2001 art 25 Il DS assicura la gestione
unitaria dell’istituzione, ne ha la legale rappresentanza, è
responsabile della gestione delle risorse finanziarie e
strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle
competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al
ds autonomi poteri di direzione, coordinamento,
valorizzazione delle risorse umane. In particolare il ds
organizza l’attività scolastica secondo criteri di
efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle
relazioni sindacali. Nell’esercizio di queste competenze il
ds promuove gli interventi per assicurare la qualità dei
processi formativi e la collaborazione delle risorse
culturali, professionali, sociali ed economiche del
territorio, per l’esercizio della libertà di insegnamento,
intesa anche come libertà di scelta educativa delle famiglie
e per l’attuazione del diritto all’apprendimento da parte
degli alunni. Nell’ambito delle funzioni attribuite alle
istituzioni scolastiche, spetta al ds l’adozione dei
provvedimenti di gestione delle risorse e del personale.
In un clima di democrazia partecipata attiva, il DS sarà
propulsivo di obiettivi condivisi, attraverso
l’instaurazione di relazioni collaborative di sostegno e di
guida: si prefigura un modello organizzativo dinamico in
rete (DPR 275/99, art 7 e 9), non gerarchico e decisionale,
ma basato su elementi di diffusione, sensibilizzazione e
divisione dei ruoli. Si pone in essere, in tale contesto,
l’attività negoziale, del dirigente scolastico, (Art.33 del
D.I. n. 44/01), che consente «la stipula di protocolli
d’intesa inter-istituzionali e non, accordi, convenzioni e
contratti di prestazione d’opera» (art. 2230 e ss. del
codice civile), partecipazione della scuola ad iniziative
che comportino il coinvolgimento di agenzie, enti,
Università, associazioni socio-artistico-culturali, di
volontariato e che si configura come una reale capacità di
confronto e interazione con gli enti locali, le istituzioni,
le organizzazioni sociali, e le associazioni operanti
nell’ambito territoriale di competenza. L'autonomia di
RICERCA, SPERIMENTAZIONE E SVILUPPO comporta la possibilità
di studi ed elaborazioni su tutte le materie che riguardano
la progettazione e la valutazione, la formazione degli
operatori, la documentazione e l'integrazione tra i diversi
soggetti presenti sul territorio.
Pertanto consideriamo l'unità scolastica come SISTEMA
FORMATIVO INTEGRATO dotato di strutture e funzioni, aperto,
in interazione con un preciso contesto socio economico
culturale.
Ai sensi del citato DPR 275/99 l’autonomia DIDATTICA
comporta la costruzione di "percorsi formativi funzionali
alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita
educativa di tutti gli alunni", che "riconoscono e
valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di
ciascuno, adottando tutte le iniziative utili al
raggiungimento del successo formativo".
L'autonomia ORGANIZZATIVA comporta la possibilità di
adattare, in funzione del Piano dell'offerta formativa, il
calendario scolastico, l'orario del curricolo e delle
singole discipline.
ll Ds è tenuto, quindi, ad adottare strategie e decisioni
idonee e coerenti, sia amministrativo-gestionali, quanto
pedagogico-didattiche e controllare, altresì, la qualità dei
processi formativi in atto. La Legge 4 marzo 2009 n.15 e il
Dlsg 150/2009 comportano implicazioni in materia di
responsabilità del personale e accountability della scuola.
E’ evidente, inoltre, che il D.I. n. 44 dell’1/2/2001,
emanato in conformità a quanto stabilito dal comma 2
dell’art. 21 della legge delega 59/1997, nasce dalla
necessità di fornire alle scuole autonome strumenti per una
gestione amministrativo-contabile più agile e rispondente ai
principi dell’autonomia: semplificazione, decentramento e
flessibilità. Le strategie progettuali definite nel POF e
condivise da tutti gli operatori scolastici vengono tradotte
dal Dirigente Scolastico in termini finanziari nel
«Programma annuale». Si pone in essere, pertanto,
l'integrazione tra progettazione didattica e progettazione
finanziaria.
«La valutazione» è considerata in «un’ottica di sistema»,
come strumento necessario alla gestione della complessità
dei processi formativi ed elemento strategico che garantisce
il costante miglioramento dell’offerta formativa.
Cafa
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