006 ..:: 20.01.2017 :: 18:30
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SOVERATO :: La
Commissione europea 2000, nel Memorandum sull’istruzione e
formazione permanente, sceglieva come Messaggio chiave n. 5:
“Ripensare l’orientamento” e si raccomandava di “garantire a
tutti un facile accesso ad informazioni e ad un orientamento
di qualità sulle opportunità d’istruzione e formazione in
tutta l’Europa e durante tutta la vita”.
L’orientarsi è una dimensione fondamentale del comportamento
umano: si orienta un
bambino, un giovane, un adulto, un anziano; giorno per
giorno, nei momenti cruciali
dell’esistenza e in quelli quotidiani, nelle varie attività.
L’orientarsi è l’elemento essenziale durante tutto l’arco
dell’esperienza formativa e professionale della persona: è
un processo continuo. E’ diretto a favorire la produzione di
saperi ed esperienze indispensabili per realizzare in modo
autonomo e consapevole un apprendimento continuo, rispettoso
delle potenzialità personali e dei vincoli del contesto
sociale. Curare la formazione e l’orientamento delle nuove
generazioni si rivela un’emergenza da affrontare in sinergia
di forze . Dal MIUR l’orientamento è inteso come “azione
formativa mirante a mettere in grado i giovani di orientarsi
in una realtà complessa e prevenire le dispersione
scolastica”. Ma da indagini effettuate a livello nazionale
ed internazionale è emersa l’estrema difficoltà della scuola
a orientare efficacemente i giovani. In passato le
conoscenze che la scuola e/o le Università fornivano erano
sufficienti e pertinenti per tutto l’arco della vita
produttiva. Attualmente, al contrario, la rivoluzione
informatica e la globalizzazione sono fenomeni che,
coinvolgendo tutti i settori della società, hanno prodotto
un mutamento radicale nel mondo del lavoro e nella
formazione dei lavoratori. Le conoscenze e le competenze
trasmesse dalla scuola spesso non sono al passo con le
richieste del mercato.
Si richiede, alla scuola del 21 secolo, di fornire gli
strumenti cognitivi e quelli affettivo-emozionali
indispensabili per acquisire una forma mentale volta
all’auto-orientamento continuo e ad un’efficace formazione
permanente tanto raccomandata da tutti i documenti europei(
da Lisbona 2000 alle Raccomandazioni del Consiglio del 2009
e del 2010).
La normativa italiana prevede per tutti i ragazzi/e
l’obbligo di istruzione (L. 296 del 27/12/2006 - art. 1
comma 622) per almeno 10 anni, cioè fino a 16 anni di età, e
il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione (Decreto
Legislativo 15 aprile 2005 n. 76 in attuazione degli
articoli 1, 2 e7 della Legge 53 del 2003) secondo cui si è
tenuti a proseguire gli studi per conseguire un Diploma o
una Qualifica Professionale entro il compimento dei 18 anni.
Al termine della Scuola Media è possibile assolvere
l’obbligo di istruzione iscrivendosi: a un percorso di
Istruzione e Formazione Professionale Regionale della durata
di tre anni; a un percorso di Istruzione nella Scuola
Secondaria di Secondo grado (licei, istituti tecnici,
istituti professionali) della durata di cinque anni. Se si è
compiuto 15 anni e si è abbandonato la Scuola è possibile
assolvere l’obbligo di istruzione andando a lavorare con un
contratto di apprendistato.
Assolto l’obbligo di istruzione si può assolvere il
diritto-dovere all’istruzione e alla formazione:
-continuando a frequentare una Scuola Secondaria di Secondo
grado per il conseguimento di un diploma; -continuando a
frequentare un corso di Istruzione e Formazione
Professionale regionale triennale per il conseguimento di
una qualifica professionale triennale; iniziando a lavorare
con un contratto di apprendistato per la qualifica e per il
diploma professionale, che prevede l’obbligo di frequenza di
attività formative.
In data 4 febbraio 2010 , con il parere positivo del
Consiglio dei Ministri, è stata approvata la riforma del
secondo ciclo di istruzione.
La presente guida recepisce già i cambiamenti apportati da
tale riforma.
Le principali novità introdotte dalla riforma prevedono: la
durata quinquennale degli Istituti Professionali; -Una
consistente riduzione di indirizzi di studio; una maggiore
autonomia delle scuole nella definizione dei piani di
studio; un maggiore numero di ore di laboratorio nei tecnici
e nei professionali; -Un maggiore collegamento con il mondo
del lavoro, con possibilità di coinvolgere anche esperti del
Mercato del Lavoro anche per l'attività didattica; una
riduzione del monte ore settimanale.
La riforma dell’Istruzione superiore (DPR 15/03/2010, n. 87,
n. 88, n. 89) si prefigura come un provvedimento che riduce
la frammentazione degli indirizzi nei licei e rilancia
l’istruzione tecnica e professionale.
Si è cercato, nelle recenti normative scolastiche, di
attuare un nesso più stretto tra la cultura scolastica e la
cultura della vita quotidiana, della partecipazione alla
vita civile, del lavoro e delle professioni. Se si
incontrano e si intrecciano i saperi quotidiani, i saperi
formali e i saperi didattici, la scuola può diventare il
luogo della consapevolezza, il luogo in cui si impara a
pensare. I saperi quotidiani vengono arricchiti
dall’incontro con i saperi formali che attribuiscono
significato all’esperienza quotidiana e sono in grado di
organizzarla.
Una scuola in grado di riappropriarsi del suo ruolo centrale
nel mondo dell’educazione deve rinnovarsi e questo è
possibile solo se essa è in grado di offrire: una giusta
tipologia di conoscenze; un’efficiente serie di modalità di
trasmissione del sapere; un corpo docente in grado di
favorire e promuovere i giusti atteggiamenti in chi la
frequenta. La scuola, infine, deve cercare di promuovere
negli alunni quegli atteggiamenti positivi che permettono
loro lo sviluppo di strategie volte al miglioramento di sé,
alla capacità di effettuare scelte consapevoli e che siano
in grado di saper utilizzare, riorganizzare, proiettare
verso nuovi campi quello che hanno appreso, in altri
termini, che siano "in grado di pensare".
Il docente ha il compito di insegnare agli alunni la maniera
di apprendere e, non meno importante, educarli ad affrontare
in modo flessibile situazioni nuove (Le “Raccomandazioni del
Parlamento europeo e del Consiglio del 2006” e il
Regolamento dell’obbligo, D.M. 22 /08/2007, n. 139). La CM
160 con OM 159 dell'11 maggio 1995 la CM 197 del 2 giugno
1995 segnano l'avvio istituzionale, anche sulla scorta delle
sperimentazioni sempre più numerose in atto, dell'estensione
progressiva dell'orientamento dalla scuola media, che fino
ad allora era l'unico ciclo scolastico ad avere tra le sue
finalità anche l'orientamento, agli altri cicli scolastici.
Nella della Direttiva n° 487 6 agosto 1997 si considerava
l’orientamento nelle scuole di ogni ordine e grado “ parte
integrante dei curricoli di studio e più in generale del
processo educativo e formativo” , raccomandando al ogni
istituzione scolastica, nell’esercizio della propria
autonomia, di” prevedere nel programma di istituto attività
di tale tipo”.
Ulteriori interessanti indicazioni sono contenute
nell’Allegato A, (valorizzazione della “dimensione
orientativa dei percorsi formativi”) a proposito delle
azioni di orientamento, distinguendo tra: azioni di prima
accoglienza, azioni di analisi delle competenze e delle
potenzialità in ingresso, azioni di costruzione di un
progetto personale. Il Decreto Ministeriale 245 del 21
luglio 1997 estende le attività di orientamento anche
all'università, “anche in vista dei futuri sbocchi
professionali”.
Il D.M. 509/ 1999 prevedeva “introduzione di un servizio di
ateneo per il coordinamento delle attività di orientamento
da svolgere in collaborazione con gli istituti di istruzione
secondaria superiore” (art.11). Direttiva 6 agosto 1997, n.
487, in particolare gli articoli 1 (orientamento quale
“parte integrante dei curricoli di studio”), 2 e 3.
Il DPR 275 dell'8 marzo 1999 Regolamento in materia di
Autonomia delle istituzioni scolastiche ai sensi dell'art.21
della legge 15 marzo 1997, n.59 è il riferimento normativo
più significativo a sostegno dell'orientamento. Il Ds è
tenuto espressamente a predisporre “ la realizzazione di
iniziative di recupero/sostegno, di continuità e
orientamento scolastico e professionale...” La Legge 53 del
28 marzo 2003 prevede il “piano programmatico a favore
…degli interventi di orientamento contro la dispersione
scolastica” (art.1); “il secondo ciclo si sviluppa in due
periodi biennali e in un quinto anno che prioritariamente
completa il processo disciplinare e prevede altresì
l’approfondimento delle conoscenze e delle abilità
caratterizzanti il profilo educativo, culturale,
professionale del corso di studio” (art.2).
Tutte le disposizioni normative vigenti si basano sulla
consapevolezza che nel periodo di vita che va dagli 11 ai 14
anni di età le attività di orientamento svolgono un ruolo
centrale nell’azione formativa scolastica, sia per il
recupero di situazioni negative, come l’abbandono
scolastico, sia per la valorizzazione e la promozione di
diversi tipi di attitudini e interessi, attraverso un uso
adeguato e aggiornato dei contenuti delle diverse
discipline. Le varie azioni si distinguono tra azioni
preventive alla dispersione formativa e azioni curative
rivolte a fronteggiare la dispersione formativa, vengono
adattate ai singoli soggetti. L’aspetto informativo consiste
fornire agli studenti informazioni utili alla scelta del
percorso da seguire. L’azione orientativa, quindi, nella
scuola secondaria di primo grado prevede un’azione di
“accompagnamento” dell’alunno che si concretizza nella
proposta di percorsi personalizzati di apprendimento. Non si
tratta solo di prevedere, in un progetto, la presenza di
figure di counseling o di iniziative esterne al curricolo,
bensì di dare all’orientamento formativo i caratteri di una
strategia istituzionale funzionale al proseguimento degli
scopi formativi del discente, con la necessaria flessibilità
organizzativa e curricolare, anche nella prospettiva di
futuri rapporti con Enti e Agenzie esterne su iniziative
mirate. Nelle Indicazioni Nazionali per i piani di studio
personalizzati e il Portfolio delle competenze individuali
(D. lgs 59 19 febbraio 2004, Art 4) si esplicita che nel
terzo anno della scuola secondaria di primo grado “Il terzo
anno completa prioritariamente il percorso disciplinare e
assicura l’orientamento e il raccordo con il secondo ciclo”
. Nelle Indicazioni per il Curricolo (D.M 31/7/2007) si
chiarisce che l’obiettivo della scuola è di “formare
saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale
affinché possa affrontare positivamente l’incertezza e la
mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti
e futuri”, per essere l’uomo e il cittadino che la comunità
internazionale si attende da lui, al termine del primo ciclo
scolastico. L’allievo viene posto al centro di ogni proposta
didattica; le discipline di studio rappresentano soltanto
dei mezzi per aiutare la crescita della persona, che
costituisce il fine di ogni azione educativa e didattica. Il
traguardo può ritenersi raggiunto se le conoscenze
disciplinari e interdisciplinari (il sapere) e le abilità
operative (il fare) apprese ed esercitate nel sistema
formale (la scuola), non formale (le altre istituzioni
formative) e informale (la vita sociale nel suo complesso)
sono diventate competenze personali di ciascuno. Un ragazzo
è riconosciuto competente quando:esprime un personale modo
di essere e proporlo agli altri; interagisce con l’ambiente
naturale e sociale che lo circonda, e lo influenza
positivamente; risolve i problemi che di volta in volta
incontra; riflette su se stesso , impara ad apprendere;
conferire senso alla vita. Durante il Primo ciclo
d’istruzione il ragazzo prende coscienza delle dinamiche che
portano all’affermazione della propria identità. Il ragazzo,
guidato dagli insegnanti, si pone in modo attivo di fronte
alla crescente quantità di informazioni e di sollecitazioni
comportamentali esterne, non le subisce, ma le decifra, le
riconosce, le gestisce. Infine si orienta ed è capace di
pensare al proprio futuro, dal punto di vista umano, sociale
e professionale. Il PECUP (D. L.vo 59/2004) sembrava
riferirsi ad un ragazzo che raggiunti i 14 anni aveva
operato una maturazione, che talvolta non sembra essere
presente neanche in individui adulti. Le Indicazioni per il
Curricolo ridimensionano un po’ ciò che, in effetti, nella
scuola dell’autonomia, priva di standard di livello e di
valutazione nazionali, era troppo ambizioso. L’orientamento
formativo per le scuole secondarie di secondo grado prevede
azioni di inserimento in realtà economiche produttive
territoriali attraverso lo stage-tirocinio e/o il tutoraggio
all’inserimento formativo con percorsi di sostegno sulle
competenze di base e trasversali: si ispira al modello
teorico-pratico di riferimento di tipo formativo mediante il
quale l’orientamento si realizza tramite l’ esperienza.
Nella scuola l’orientamento formativo significa: formare
abilità e capacità funzionali al “saper scegliere” nelle
situazioni del quotidiano come nelle situazioni a maggior
grado di complessità; promuovere capacità di impostazione e
di soluzione dei problemi. Il DS della scuola autonoma
solleciterà i docenti ad individuare nel soggetto le prime
manifestazioni attitudinali e gli interessi per specifiche
esperienze disciplinari e riconoscere le competenze di base
acquisite e motivare a ulteriori approfondimenti. Il Ds,
attiverà altresi’ azioni mirate a fornire adeguate
conoscenze ed esperienze per una lettura analitica e di
interpretazione del contesto locale socio-economico e
culturale, nella prospettiva della mondializzazione, ovvero
di una società multietnica e globalizzata. Questa
progettualità sarà finalizzata a migliorare, ristrutturare e
integrare i curricoli disciplinari, accentuando l’attenzione
agli ambiti di contenuti funzionali alle conoscenze
strategiche delle discipline e alle loro applicazioni in
materia di lavoro, impresa, professione anche nell’ottica
dello sviluppo sostenibile.
Attività.
Gli insegnanti della secondaria attuano azioni che mirano
all’orientamento dei ragazzi precisamente nel primo periodo
della terza classe della scuola di primo grado e nell’ultimo
anno delle scuole di secondo grado . Gli alunni vengono
quindi sollecitati da una serie di iniziative, fra le quali
le più frequenti si individuano brevi visite nelle strutture
delle scuole di ordine superiore; ricevimento di insegnanti
delle scuole superiori; distribuzione di libretti di
statistiche sul mercato del lavoro; elenchi di facoltà
universitarie; partecipazione a convegni sulle politiche del
lavoro dei giovani; somministrazione di test che servono
solo a rivelare agli alunni le loro idee e i loro interessi
maggiori. Tutte le iniziative possono riferirsi a due
canali: l’illustrazione agli allievi delle possibilità che
essi hanno relative al futuro; la rilevazione dei loro
interessi e delle loro attitudini consolidate.
La progettazione ed il consolidamento di un sistema
territoriale di orientamento, costruito e condiviso a
livello nazionale, deve basarsi su due punti di partenza.
Il primo, che concerne la valorizzazione della persona
(giovani e adulti, studenti e lavoratori, donne e uomini,
italiani e stranieri, ecc.) e l'esercizio al diritto di
piena cittadinanza, pone il problema di una maggiore
differenziazione delle azioni per essere in grado di fornire
risposte diverse a bisogni diversi.
Il secondo elemento, che riguarda la partecipazione di una
pluralità di soggetti e figure professionali (il sistema
scolastico, il sistema di formazione professionale, i
servizi per l'informazione e l'orientamento, i servizi per
il lavoro, ecc.), rinvia al problema del governo del
sistema.
Da qui il DS può avviare la riflessione circa la necessità
di un sistema di orientamento sia a livello
teorico-metodologico in funzione di una nuova articolazione
delle linee di intervento, sia a livello
politico-programmatico in funzione di una definizione delle
strategie di governo del sistema a livello nazionale e
locale.
Si rileva l’opportunità di favorire lo sviluppo di
competenze orientative per identificare l'insieme di
caratteristiche, abilità, atteggiamenti e motivazioni
personali che sono necessari al soggetto per gestire con
consapevolezza ed efficacia la propria esperienza formativa
e lavorativa, superandone positivamente i momenti di snodo.
L’approccio metodologico si basa principalmente sulla
motivazione della persona a gestire consapevolmente il
proprio processo di orientamento.
Gli interventi formativi integrati possono essere una
soluzione eccellente alle istanze formative registrate sul
territorio poiché sono tesi a offrire allo studente
strumenti di conoscenza e di orientamento tra le diverse
opportunità formative, fanno parte integrante del curricolo,
devono rientrare all’interno di un “piano coordinato
territoriale” e sono regolati da appositi accordi e
convenzioni. In ambedue i gradi di scuole secondarie ,
nell’ambito del 15% di flessibilità consentita
dall’autonomia, possono realizzare moduli rispettivamente
con le caratteristiche degli indirizzi delle superiori e per
le attività previste dal presente regolamento. Ai sensi del
PDR 275/99 per tutta la durata della scuola secondaria
devono essere realizzate: attività di orientamento integrate
con gli insegnamenti disciplinari (orientamento formativo).
Specifiche azioni a sostegno della transizione dalla scuola
inferiore a quella superiore, svolte da esperti (docenti
orientatori e orientatori di altri sistemi) per queste
attività è preziosa l'integrazione con i soggetti
istituzionali competenti presenti sul territorio sia nella
programmazione che nella gestione.
In un clima di democrazia partecipata attiva, il DS sarà
propulsivo di obiettivi condivisi, attraverso
l’instaurazione di relazioni collaborative di sostegno e di
guida: si prefigura un modello organizzativo dinamico in
rete (DPR 275/99, art 7 e 9), non gerarchico e decisionale,
ma basato su elementi di diffusione, sensibilizzazione e
divisione dei ruoli. Si pone in essere, in tale contesto,
l’attività negoziale, del dirigente scolastico,( Art.33 del
D.I. n. 44/01), che consente la stipula di protocolli
d’intesa inter-istituzionali e non, accordi, convenzioni e
contratti di prestazione d’opera (art. 2230 e ss. del codice
civile ), partecipazione della scuola ad iniziative che
comportino il coinvolgimento di agenzie, enti, Università,
associazioni socio-artistico-culturali, di volontariato e
che si configura come una reale capacità di confronto e
interazione con gli enti locali, le istituzioni, le
organizzazioni sociali, e le associazioni operanti
nell’ambito territoriale di competenza. Il DS, avvalendosi
degli strumenti previsti dalla normativa vigente, pone in
essere una GESTIONE FORMATIVA INTEGRATA e promuove un “clima
di orientamento”, inteso come processo attraverso il quale
si impara a confrontarsi con la complessa realtà sociale e
lavorativa.
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