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Aree a rischio: azioni di prevenzione e contrasto.

012 ..:: 03.02.2017 :: 18:30

 

 

 

 

 

::: SOVERATO :: Cinquant’anni fa Don Milani diceva: “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola”. Oggi viviamo in una società molto complessa, Bauman direbbe “liquida”, caratterizzata dalla globalizzazione, dai vertiginosi cambiamenti socio-economici e politici e dalla mancanza di valori comuni di riferimento. Poiché è difficile stabilire confini chiari e netti tra bene e male, tra giusto e sbagliato, molti giovani manifestano un disagio riconducibile alla “perdita di identità”, che si registra con evasione dall’obbligo, abbandoni, ripetente, frequenze irregolari, ritardi rispetto all’età scolare. Questa condizione di malessere espressa è definita da Don Luigi Ciotti “un grido dei giovani che denuncia un bisogno”. Se la scuola vuole veramente preparare le nuove generazioni al ruolo responsabile di uomini, cittadini attivi e membri di una società equa, deve interrogarsi profondamente sui loro bisogni; essa deve utilizzare tutti i mezzi in suo possesso e anche di più, per aiutare i ragazzi a sviluppare il sentimento di “fiducia in se stessi”, di “autostima” e di “autoefficacia”. In un tale contesto appare evidente che la scuola, in sinergia con il territorio, ha il compito di mettere in atto la sua facoltà di progettazione dando spazio all’autonomia funzionale nelle sue varie forme (didattica, organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo ) che le deriva dal DPR 275/99 ai sensi della legge 59/97, al fine di arginare le diverse problematiche presenti e soddisfarne i bisogni formativi: disagio giovanile e conseguente evasione, dispersione scolastica, microcriminalità, irregolarità della frequenza, ritardi dell’apprendimento, e abbandono precoce. Il lavoro sinergico di tutti gli operatori scolastici, enti locali, organi istituzionali e famiglie sarà volto, pertanto, ad aiutare i ragazzi ad acquisire il rispetto delle regole,il senso di appartenenza, l’autostima, la capacità di lavorare in gruppo, il rispetto per gli altri e per il diverso da se’. Del resto a legge di riforma dell’ordinamento scolastico, n. 53/2003, contiene elementi idonei allo sviluppo delle potenzialità di tutti gli allievi attraverso la personalizzazione dei piani di studio per la costruzione di percorsi educativi e didattici appropriati a ciascuno studente. Azioni di contrasto alla dispersione scolastica sono previste anche nell’ art. 34 della Costituzione e nel codice penale all’art. 731, fino ad arrivare alle Raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, nonché al regolamento sul nuovo obbligo di istruzione (DM 139 del 22 agosto 2007. In virtù del nuovo obbligo di istruzione, a tutti i giovani e a ogni giovane viene riconosciuto il diritto-dovere di: quei SAPERI e quelle COMPETENZE che consentano di conseguire il PIENO SVILUPPO della PERSONA in tutte le sue dimensioni; l’esercizio effettivo dei DIRITTI DI CITTADINANZA. Non ha carattere di terminalità, dal momento che si inserisce nella più ampia legislazione sul diritto-dovere a istruzione e formazione fino al 18° anno di età. Si raccomanda lo sviluppo di STRATEGIE per assicurare a tutti i giovani l’acquisizione di COMPETENZE-CHIAVE per: la preparazione alla vita adulta; la realizzazione della vita lavorativa; all’insegna del lifelong learning. Con particolare attenzione a: ragazzi in situazioni di svantaggio; adulti affinché possano continuamente aggiornare la loro formazione; gruppi di destinatari riconosciuti come prioritari nei contesti nazionale, regionale e/o locale.
Si è cercato, nelle recenti normative scolastiche, di attuare un nesso più stretto tra la cultura scolastica e la cultura della vita quotidiana, della partecipazione alla vita civile, del lavoro e delle professioni.
L’attuazione dell’uguaglianza (art 2 e 3 della Costituzione), nel rispetto delle differenze di tutti e dell’identità di ciascuno e sancita pure per tutti i minori nella Convenzione di New York nel 1989, diventa, perciò, un obiettivo primario del Dirigente Scolastico e richiede l’impegno di tutti gli operatori della scuola ma anche e soprattutto l’integrazione fra scuola e territorio tramite un’efficace progettazione formativa integrata. Grazie al ruolo, alle funzioni e alle responsabilità assegnategli dal D.Lgs. n.165/01, dal D.Lgs n.150/09, e dall’autonomia funzionale regolamentata dal D P R 275/99 ai sensi della L.n.59/97, egli favorirà una serie di iniziative volte all’accoglienza e alla realizzazione di incisive azioni di contrasto e prevenzione alla dispersione e all’abbandono. In clima di federalismo amministrativo e politico istituzionale, la parola chiave sarà “sussidiarietà” verticale e orizzontale (Riforma costituzionale, Art. 117 e Art. 118) “condicio sine qua non” sarà il concorso plurimo, differenziato e convergente dell’apporto di più contesti: formali, non formali ed informali. Il Dirigente Scolastico, abilissimo negoziatore, instaura e coordina rapporti fecondi con i soggetti istituzionali e non, presenti sul territorio, soprattutto con quelle istituzioni in grado di offrire rilevanti opportunità sul versante della formazione.
Ovviamente, in primis, sarà necessario interloquire all’interno dell’istituzione scolastica con gli operatori quali il DSGA, i collaboratori e i docenti incaricati delle funzioni strumentali, cosicché, al fine di migliorare la qualità della scuola e, al contempo, renderla più competitiva e più “attraente”, sarà necessario puntare alla crescita e alla valorizzazione della persona umana si perseguendo percorsi formativi rispondenti alle attitudini di ciascuno e finalizzate al pieno successo formativo, offrendo pari opportunità e curando tutti i suoi aspetti cognitivi, affettivi, relazionali, etici e religiosi. Il curricolo alternativo potrebbe fondarsi, per esempio, su alcune attività quali il teatro, l’integrazione a nuovi linguaggi, l’educazione motoria, l’applicazione del nuovo insegnamento “Cittadinanza e Costituzione” (Legge n. 169 del 30-10-2008) l’educazione alla Legalità, e al rispetto dei valori dell’uomo, l’educazione all’intercultura, l’informatica, lingue straniere ed educazione ambientale. Il risultato atteso è certamente quello di contrastare e arginare i fenomeni di MICRO-CRIMINALITA’ E DI DEVIANZA GIOVANILE e favorire un clima di “BEN-ESSERE”, dentro e fuori la scuola.
Il Dirigente Scolastico è chiamato, quindi, ad adottare strategie e decisioni idonee e coerenti, sia amministrativo-gestionali, quanto pedagogico-didattiche e controllare, altresì, la qualità dei processi formativi in atto. L’attività negoziale del dirigente scolastico, prevista dall’Art.33 del D.I. n. 44/01, prevede, infatti, la stipula di protocolli d’intesa inter-istituzionali e non, accordi, convenzioni e contratti di prestazione d’opera (art. 2230 e ss. del codice civile) e art. 40 della Legge n. 449 del 18 dicembre 1997 concernente l’Istituzione del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi, adesione a reti di scuole o consorzi, partecipazione della scuola ad iniziative che comportino il coinvolgimento di agenzie, enti, università, associazioni socio-artistico-culturali, di volontariato, la parrocchia, il tribunale dei minori, l’ASP, il consultorio, enti pubblici e privati, profit e non profit, biblioteche, quindi tutti gli “stakeholders” con cui l’istituzione scolastica si relaziona. Egli promuoverà, quindi, l’ accesso a risorse economiche mediante apposite forme di progettazione (Piani FSE, Progetti di cui all’art. 9 del CCNL/2007- aree a rischio); avrà cura di motivare il personale docente e non docente coinvolto attraverso la condivisione della mission.
Vi è da evidenziare che, nell’ambito della realizzazione di progetti integrati di istruzione e formazione che comportano collaborazioni con terzi, punto di forza è pure l’alternanza scuola/lavoro: progettata, attuata e valutata dall’istituzione scolastica in collaborazione con imprese, rispettive associazioni di rappresentanza, Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, essa ha lo scopo di motivare l’allievo all’apprendimento “attraverso il saper fare”.
All’ interno del POF va prevista l’ipotesi progettuale per arginare il fenomeno dispersione scolastica e il Dirigente Scolastico avrà cura di attivare percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio dell’integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo. Sulla base degli interessi manifestati dagli alunni, saranno programmati percorsi formativi che coinvolgono più discipline e attività. Si realizzeranno iniziative di recupero e di sostegno, di continuità e di orientamento scolastico e professionale. Anche le modalità di impiego dei docenti possono essere diversificate in funzione delle eventuali differenziazioni nelle scelte metodologiche ed organizzative adottate nel piano dell’offerta formativa. Risulta imprescindibile «hic» e «nunc» l’azione di raccordo tra l’attività progettuale esplicitata nel P0F e le implicazioni di natura gestionale a livello amministrativo contabile. Il Dirigente Scolastico in qualità di responsabile della gestione unitaria delle risorse dell’istituzione scolastica e di responsabile dei risultati attuerà il raccordo attraverso la predisposizione dei singoli progetti, ciascuno corredato da un’apposita scheda illustrativa finanziaria prevista dal D. I. n. 44/2001. La gestione INTEGRATA del POF e del Programma annuale risulta, infatti, funzionale all’arricchimento dell’offerta formativa e al soddisfacimento delle istanze formative espresse dal territorio. Nell’azione di raccordo, il Dirigente Scolastico dovrà, chiaramente, conformarsi ai principi che sono fondamento dell’azione:amministrativa in generale, organizzativa-gestionale orientata all’efficacia formativa personalizzata, amministrativa-contabile (trasparenza, annualità, unicità, universalità).
Nell’ambito dell’ipotesi progettuale il Dirigente Scolastico svolgerà la funzione di project manager in una scuola che, grazie all’autonomia funzionale, ha la possibilità di autodefinirsi liberamente dandosi proprie regole e una propria organizzazione per raggiungere fini istituzionali. Per favorire i processi necessari, egli è chiamato a sviluppare un equilibrio tra «leadership» e il «management». La leadership gli permetterà di determinare innovazioni in tutte le risorse umane presenti e operative nella scuola dell’autonomia, il management, invece, consentirà il rispetto dei processi organizzativi e valutativi.
Anche nel caso della specifica problematica il Dirigente Scolastico adotterà strategie che in altri ambiti sono risultati efficaci, attingendo alle esperienze che risultano più consolidate nel settore di intervento (le best practises ). Nella consapevolezza che nessuna teoria dell’organizzazione ha validità assoluta, il principio adocratico (Mintzberg) appare tuttavia il più calibrato ad una istituzione scolastica. In tal senso particolare importanza egli attribuirà al clima relazionale mirando alla qualita’ dei rapporti interpersonali degli attori in un contesto caratterizzato dalla cultura organizzativa improntata alla mission. Il Dirigente Scolastico si adopererà, pertanto, affinché il “learning organisation” (Peter Senge), che consiste nella capacità di apprendere in itinere dalle proprie esperienze e l’”empowerment”, finalizzato alla valorizzazioni di tutte le risorse professionali, connotino la cultura organizzativa dell’istitituzione scolastica. Una forma di alleanza creativa fra il Dirigente Scolastico e il resto delle professionalità (followship) potrebbe, senza dubbio, agevolare il conseguimento degli obiettivi e, in questo caso, orientare, motivare, creare il benessere psico-fisico di quegli alunni che hanno perso la «motivazione allo studio». In questo quadro organizzativo, il Dirigente Scolastico dovrà riservare un’attenzione particolare alla «comunicazione». Già i decreti delegati del 1974 prevedevano modalità e finalità per informare e comunicare, ma di recente la legge n. 150/2000 all’art. 1 ha individuato con chiarezza le finalità delle attività di informazione e comunicazione, la cui comprensione da parte del dirigente scolastico è fondamentale per costituire un efficace sistema di comunicazione. La comunicazione sarà per il Dirigente Scolastico un processo volto a render trasparente la propria azione, recepire le impressioni del destinatario per tendere al miglioramento del servizio stesso. Se da un lato egli sollecita il contributo degli studenti, delle famiglie e della realtà sociale in cui la scuola opera (e ciò è possibile attivando una corretta comunicazione), dall’altro favorisce all’interno la tempestività e la coerenza delle azioni, stimola nuove forme di collegialità, e favorisce la condivisione della mission della scuola. D’altra parte il Dirigente Scolastico non può trascurare le nuove tecnologie che lo configurano come web-editor e gli consentono di comunicare all’interno e all’esterno favorendo una diversa modalità di approccio del territorio.
Da Don Milani, dal suo slogan propulsivo “I Care” (mi sta a cuore), alle più recenti raccomandazioni europee, la sfida educativa è stata affrontata con loghos, pathos ed ethos dai legislatori, dirigenti e docenti: Senso e Consenso sono e saranno sempre i fari del nostro pensare ed agire. E’ in tale prospettiva che avrà quanto mai senso e significato l’agire del Dirigente scolastico, soprattutto, in un contesto territoriale caratterizzato da fenomeni di micro-criminalità e devianza giovanile.

Cafa




 

 

 

 

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