Ecco i test per gli Addetti antincendio.

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003 ..:: 29.10.2016 :: 18:30

Nella foto, l'insegnante di lingua inglese, Natalia Di Meo.

Parvati had a dark skin. One day, Lord Shiva playfully referred to her dark color and she was hurt by his remark. She went to the Himalayas to perform austerities.. Mentre Siva e Parvati, da un vecchio testo Indù, giocano ai dadi, in un Paradiso eccezionale come può essere l’Himalaya, facendo susseguire i periodi cosmici, essi si amano e giocano. Ho sempre amato giocare, un’attività dell’infanzia dicono, ma non è che poi nelle altre età della vita non serva giocare. Sul modello dell’adulto si costruisce il bambino. Per me, insegnare significa trasmettere delle conoscenze, competenze, ma un vero educatore è anche chi gratifica i suoi alunni attraverso il gioco, perché esso stesso produce una forma esplorativa. Poi, avviene come una magia, come Alice che entra nel mondo delle meraviglie, come in tante storie raccontate dai nonni, si attraversa una porta, o un armadio, o qualcuno arriva volando da una finestra. Ecco, il bambino scopre la forma imitativa, della realtà. La vita degli adulti è piena di regole, schemi, contrapposizioni, perciò Pinocchio dice le “bugie”. Il gioco quindi, può e deve essere strumento di felicità, sicuramente il cervello di ognuno di noi si nutre di felicità e cresce serenamente. L’adulto che non gioca è schiacciato dal peso delle giornate stanche e perde la vitalità. Facendo un ulteriore passaggio, possiamo affermare che dopo Piaget, ed i giochi di tipo percettivo-motorio, arrivano i giochi simbolici, via via arrivando all’adulto. Che come abbiamo detto, non sa più cosa vuol dire giocare. O si gioca in modo sbagliato come Peter Pan, che identifica molto bene il gioco dei sentimenti. L'area di sviluppo prossimale spiega come l'apprendimento delle capacità di un bambino possa essere sviluppato maggiormente con l'aiuto di una figura adulta di riferimento. Se quel bambino crescesse isolato dal mondo potrebbe sviluppare le proprie capacità fino ad un certo punto; con l'aiuto di un adulto sarebbe in grado di sviluppare quelle capacità in modo più approfondito. Lo spazio che vi è tra area di sviluppo del bimbo e area di sviluppo potenziale (potenziale perché senza un adulto non avverrebbe) viene definita zona di sviluppo prossimale.

Il metodo scientifico di Vygotskij consiste nel procedere per unità relazionalmente semplici, ovvero nel trovare un livello che non sia né troppo sintetico né troppo analitico. Uno dei concetti cardine della teoria di Vygotskij è quello di strumento inteso come ciò che media il rapporto tra individuo e realtà esterna. Il rapporto tra l’uomo e lo strumento è bidirezionale: l’uomo modifica l’ambiente esterno tramite gli strumenti, ma si modifica egli stesso attraverso l’uso che ne fa. Alcuni strumenti sono creati dall’uomo e sono quindi legati al progresso tecnologico, economico ed ai bisogni di una società, altri sono strumenti simbolici, il più importante tra questi è il linguaggio. Attraverso il linguaggio possiamo pensare ad oggetti materiali senza bisogno di averli davanti, il linguaggio è lo strumento tramite il quale gli uomini si rappresentano la realtà e quindi possono manipolarla ed inoltre permette all’uomo di controllare il pensiero ed il comportamento. Il linguaggio è quindi lo strumento usato dagli uomini per riflettere sulla realtà, essendo uno strumento culturalmente determinato ne consegue che anche la visione del mondo di ogni individuo è determinata dalle particolari condizioni storico culturali in cui egli si trova a vivere Secondo Vygotskij, pensiero e linguaggio hanno due diverse origini. Il pensiero ha un’origine interna e l’autore su questo punto, concorda con Piaget nel ritenere che il pensiero nasca tramite l’azione senso motoria sulla realtà. Il linguaggio ha un’origine esterna, viene cioè appreso dal bambino tramite l’ambiente fatto da persone che usano il linguaggio. Il linguaggio esprime sin dall’inizio la sua natura sociale, Il bambino inizia a parlare per mettersi in rapporto con l’altro, per richiedere attenzione e risposte ai suoi bisogni, con modalità sempre più comunicative, progressivamente il linguaggio tende all’interiorizzazione, cioè serve sempre di più da ausilio alla riflessione. Successivamente subentra la fase del linguaggio egocentrico ed è qui che pensiero e linguaggio che finora avevano seguito traiettorie separate, anche se parallele, si uniscono. Durante questa fase il pensiero acquisisce un nuovo strumento che potenzia le sue capacità: il simbolo. Nel percorso di pensiero e linguaggio dunque il pensiero tende progressivamente ad esteriorizzarsi, mentre il linguaggio tende sempre di più all’interiorizzazione, attraverso forma di pensiero silenzioso.

Natalia Di Meo
 

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