015..:: 29.02.2012
..:: Nella foto, la prof. Natalia Di Meo.
SANTA MARIA CAPUA VETERE - CE ..:: Oggi come ieri,
sfogliando le pagine di libri di pedagogia e di psicologia,
è lì che cerco di trovare il perché ed il senso delle
storie, tristi, di vita dei bambini e degli adolescenti in
difficoltà e di come affrontarli. Certo è difficile trovarli
nei manuali! Bombardati da mass-media e giornali, tra
genitori spaventati ed alunni in difficoltà, siamo noi che
abbiamo in classe i loro volti. Abbiamo i sorrisi e le loro
insicurezze. La storia di una bambina di Rapallo,
schiavizzata a dodici anni, mi ha colpito profondamente. E’
triste leggere questa vita mentre bevi il caffé in un bar
qualsiasi e sai che tra dieci minuti suonerà la campanella.
Il giornale, la definisce “una piccola Cenerentola”
contemporanea, alla quale il padre albanese e la madre
ecuadoriana riservavano una vita infernale. Accennandolo
alla fine della lezione, è la rabbia a scaturire da questa
vicenda, come un’emozione primitiva, gli psicologi la
considerano fondamentale per tutte le teorie psicologiche.
La rabbia offre la possibilità di dare uno spessore, una
forza al senso che ognuno ha dell’identità, di prendere
l’iniziativa per cambiare la vita che non ci piace, perché
puoi non averne il coraggio. Una rabbia che non deve essere
aggressività, ma voglia di fare, perché sopprimendo la
rabbia abbassiamo la nostra autostima. Non è rancore ma la
rabbia che aiuta a predisporci ad altre occasioni, ci
predispone a superare una sconfitta. Questo dicono gli
psicologi. Nel leggere l’articolo ho ripensato a Vladimir
Propp, l’antropologo russo, che scrisse il libro “Morfologia
delle fiabe” (1928).
Ho pensato a “Cenerentola”, dato anche il riferimento
nell’articolo del giornale, alla struttura della fiaba, alla
protagonista, alle false eroine, le sorellastre, che nella
realtà somigliano molto ai fratelli della bambina di
Rapallo. Gi antagonisti…i genitori, il cui ruolo è turbare
la pace del protagonista al quale è stato precedentemente
imposto un ordine od una proibizione, l’aiutante?
Una telefonata anonima a Telefono Azzurro che ha fatto
scattare la denuncia al Tribunale di Chiavari. Ed il lieto
fine. L’intervento dei poliziotti che l’hanno liberata
arrestando i genitori. Il tratto distintivo di questa
vicenda che afferma un trauma forte e ci rattrista, ci
consola perché la bambina di Rapallo ora è libera, di
scegliersi la sua vita e la sua fiaba. Una fiaba che tutti
ci auguriamo diversa. E quando sei a scuola soprattutto con
i bambini e gli adolescenti, spesso si segna il distacco
irreparabile, con il mondo incantato dell’infanzia, e quanto
più gli adulti diranno loro che sia la scuola sia la
famiglia sono prevalentemente sacrificio, più si formerà
l’idea di un mondo troppo impegnativo, sorgendo così
l’insicurezza. E se a questo senso di colpa, il bambino, a
casa aggiungerà stati di malessere sarà difficile farglielo
comunicare. La bambina di Rapallo aveva la convinzione di
avere violato le regole dei genitori, ed era, per questo
motivo, abituata ad un ossessivo “mande” che vuol dire in
spagnolo gergale “comandi”. Dobbiamo quindi svincolare dalla
tirannia dei sensi di colpa, senza essere irresponsabili, ma
liberandoci di un’errata educazione familiare, che ha
depositato in noi i sensi di colpa che diventeranno ben
presto un peso intollerabile. Il mio pensiero và a quella
bambina di Rapallo ed a tutti i bambini che vengono
maltrattati, ai sensi di colpa che vengono loro dati. Sensi
di colpa che nascondono altre inadeguatezze.
Di Meo Natalia
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