013..:: 08.04.2011
..:: Campagnolo Giovanni.
ACATE - RG ..:: L’ambiente rappresenta un bene collettivo,
alla cui gestione devono partecipare, secondo ruoli e
modalità socialmente definite, tutti i cittadini di un
Paese. Risulta pertanto necessario promuovere in essi, fin
dai primi anni di vita, lo sviluppo di una cultura
ambientale che fornisca loro strumenti adeguati per
“leggere” l’ambiente rispetto ai fattori naturali e
antropici che lo caratterizzano, per “interpretare” i dati
utilizzando chiavi di lettura offerte dalle differenti
discipline scientifiche e umanistiche, per sviluppare
consapevolezza di “appartenenza” al territorio e desiderio
di coinvolgimento nella sua gestione. È pertanto di
fondamentale importanza che la scuola sia in grado di
offrire contesti di apprendimento e metodologie didattiche
adeguate al raggiungimento di questi obiettivi.
Ne consegue che gli insegnanti devono essere posti in grado
di acquisire e di spendere capacità professionali che
integrino le corrette conoscenze disciplinari già in loro
possesso. Per molto tempo, almeno a livello scolastico, si è
pensato che le conoscenze scientifiche rispetto al
funzionamento degli equilibri ambientali potessero essere
non solo necessarie, ma anche sufficienti a fornire delle
risposte corrette da utilizzare per la loro applicazione
nella gestione dell’ambiente.
È risultata invece palese la necessità di ricorrere
all’apporto integrato di tutte le discipline (scientifiche,
umanistiche, sociali) per consentire una lettura complessiva
dell’ambiente e per riconoscere e riflettere sul ruolo
assunto dalla specie umana nello spazio e nel tempo. A
questo punto ci si deve chiedere se la scuola è in grado di
offrire i contesti e gli strumenti necessari per il
raggiungimento degli obiettivi suddetti.
Esiste una realtà in continua evoluzione che offre
sicuramente molte situazioni in cui gli insegnanti sono
attenti ad adeguare l’organizzazione del proprio lavoro agli
obiettivi culturali e formativi dell’educazione ambientale;
in molti casi viene assicurato un fattivo rapporto tra le
discipline e vengono approntati metodologie e strumenti
adeguati; tuttavia molto spesso si trovano anche esempi di
una limitata sinergia tra insegnamenti diversi e di una
scarsa interazione tra le discipline e le attività di
educazione ambientale.
La scuola, infatti, è considerata solo una tappa di un
processo che dovrà proseguire per tutta la vita, utile al
fine di far acquistare ad ognuno di noi una maggiore
consapevolezza del difficile rapporto uomo-ambiente. Per
avvicinare alle più importanti e significative questioni
ambientali è necessario prevedere “itinerari didattici” che
pongono in stretto contatto territorio ed alunno: solo
attraverso una presa di coscienza diretta delle
problematiche e delle trasformazioni locali si possono
considerare e valutare gli effetti della pressione antropica
a livello globale.
L’educazione ambientale deve stimolare negli studenti una
particolare sensibilità per i problemi legati all’ambiente:
in tal senso, si pone perfettamente in linea con la nuova
scuola dell’autonomia, un’autonomia che si realizza
soprattutto nella stretta relazione da intrattenere col
territorio circostante per comprenderne esigenze, richieste,
bisogni e per realizzare interventi formativi che non siano
avulsi dai contesti socio-culturali ed economici locali.
Il territorio, infatti, è visto come realtà in cui radicare
profondamente l’esperienza scolastica in quanto “fonte” di
cultura e di sviluppo.
Giovanni Campagnolo
www.assodolab.it
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