002..:: 09.12.2010
..:: Manifesto pubblicitario ferroviario
elaborato da Agodel.
ANDRIA..:: Lungo i fiumi si sono sviluppate le grandi
civiltà, si pensi all’Egitto e al Nilo, alla Mesopotamia con
il Tigri e l’Eufrate. Lungo i fiumi hanno prosperato le
città: Parigi sulla Senna, Londra e il Tamigi, Torino e il
Po, Roma e il Tevere. Andria si è sviluppata lungo la
ferrovia Bari-Nord, certo non è un fiume, ma la funzione che
svolge è la stessa, tranne per gli appassionati di pesca.
Da decenni la ferrovia divide la città, e da decenni i
passaggi a livello fungono da metronomo per il paese,
scandendo il ritmo di vita della comunità. Qualunque
andriese si è formato in rapporto alla ferrovia. Quando si è
piccoli i genitori ci dicono che quelli che scavalcano il
passaggio a livello senza aspettare che si riapra sono
maleducati, così un bambino andriese si forma l’idea di
maleducazione. Un bambino non è più tale quando poi trova il
coraggio di scavalcarlo egli stesso, assumendosi il rischio
di passare per ineducato, mettendo in dubbio la morale dei
genitori. Il passaggio a livello chiuso insegna la furbizia,
fungendo da scusa per qualunque ritardo, educa alla
pazienza, inculca l’idea che niente è tutto e subito. Il
passaggio a livello ha ruolo metafisico, trovarlo tre volte
di fila aperto ti fa prendere in considerazione la
possibilità dell’esistenza di un Dio, trovarlo tre volte di
fila chiuso porta inevitabilmente a concordare con
Nietzsche: “Dio è morto”. Il putiferio che si scatena al
suono delle campanelle segnalanti la chiusura delle sbarre
dà un’idea del giudizio universale, il paradiso per un
andriese è un posto di passaggi a livello che non si
chiudono mai. La ferrovia è ciò che divide Andria dalla
cultura universitaria che così è legittimata a farne a meno,
fatica di Sisifo per gli studenti desiderosi di averne una.
La ferrovia ridimensiona l’onnipotenza dell’automobilista,
rendendo palese che le macchine non possono tutto, perciò
l’auto in quel di Andria è fondamentalmente questione
estetica. La ferrovia porta via, così simboleggia il
possibile, l’incerto, l’inaudito e l’andriese
quotidianamente ci fa i conti. Ma dove porta la Bari-Nord?
Al massimo a Bari o Barletta, il campo delle possibilità è
dunque ristretto e le scelte inevitabilmente provinciali.
La ferrovia è per gli andriesi un “simbolo di massa”. Elias
Canetti, Nobel nel 1981, formulò questo concetto. I simboli
di massa sono unità collettive di cose con determinate
caratteristiche, nelle quali masse di uomini si riconoscono.
È simbolo di massa la foresta, il mare, un campo di grano ed
il fiume, dunque, nel caso andriese, di colei che ne fa le
veci, la ferrovia. Caratteristica del fiume, nel nostro caso
ferrato, è la vanità, pretendere spettatori come piante
lungo gli argini (non a caso sim l megghij du condinend),
come anche il muoversi compatti in una direzione, progredire
lentamente, in forma controllata. E infatti il progresso c’è
stato, Andria adesso è provincia, da comune è diventata
città, sta per raggiungere quota centomila abitanti. A ben
guardare però il progresso è stato solo formale, in sostanza
gli andriesi sono rimasti gli stessi: sono paesani, non
cittadini. Perché? Perché il loro simbolo di massa è rimasto
invariato, e il ritmo del divenire andriese, checché ne
dicano le carte, è sempre quello scandito dal lento scendere
e risalire del passaggio a livello.
Da quando il progetto di interramento della ferrovia fu reso
pubblico, l’andriese ha identificato con la realizzazione di
quello il suo futuro, preparandosi a vivere il tempo
restante in un perenne passato, in uno stabile non-ancora,
autorizzandosi a fare delle proprie mancanze le proprie
peculiarità. Nel 2009 è stato pubblicato il progetto
preliminare dell'interramento del tracciato ferroviario,
Andria, secondo questo, avrà due fermate, Andria Sud e
Andria Nord, il simbolo di massa andriese verrà così
snaturato e il cambiamento allora sarà inevitabile. Quello
che qui si vuole focalizzare è che l’interramento della
ferrovia non sarà per Andria una questione tecnica, ma
culturale, il cambiamento va dunque meditato, e il paese
dovrà farsi trovare pronto.
Andria si trova ad un punto di svolta per la sua identità.
In questi anni precedenti l’inizio delle opere, Andria deve
prepararsi a diventare città. Si badi bene che teoricamente
gli ambiti sono entrambi legittimi, quello di paese e quello
di città, alcuno dei due è migliore dell’altro, l’unica
situazione da evitare è l’ibrido. In quanto paese Andria è
ormai deforme, la spinta a crescere è stata data, del resto
come il fiume avanziamo sempre se pur lenti. Ma proprio
questi sono gli anni decisivi per fare di un paese deforme
una bella città, con politiche di ampio respiro e basate su
un’idea ben precisa da formarsi attraverso conferenze,
dibattiti, scambi culturali, gemellaggi, master, studi,
ricerche, sottraendo la città all’anarchia degli interessi
privati in conflitto fra di essi, come alla minaccia di
progetti obsoleti e non rispondenti ad esigenze endogene.
Non bisogna restare ad attendere che tutto accada, finché il
passaggio a livello continua a tenere il tempo del nostro
procedere, bisogna muoversi a preparare gli argini per
reggere al ritmo impetuoso del fiume di quando il passaggio
a livello non ci sarà più.
Andrea Camusi
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