021 ..:: 20.09.2016 :: 18:00
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..:: Il sommergibile Vortice al comando
del Tenente di vascello Giovanni Manunta.
Trinitapoli ..:: “Post occasum ortus”: comunque vada,
possiamo esserne certi, v’è sempre un’alba dopo il tramonto!
Se dal punto di vista linguistico, la traduzione è
soddisfacente, l’interpretazione di questo motto è lasciata
al lettore. Il valore simbolico che sottende all’espressione
viene cioè lasciata alla nostra sensibilità e riflessione,
anche alla luce dell’escatologia cristiana. Certo chi ha
inciso quel motto su una medaglia (anche se di una vera
medaglia non si tratta, bensì di una placca bronzea che ha
solo un “recto” [dritto] e manca di un “verso” [rovescio]),
non aveva in mente alcun pensiero teologico!
In quella scena, racchiusa in un diametro di cm. 8,5 è
fermato infatti un messaggio che ci rimanda al II° grande
conflitto mondiale: un angelo lancia in mare un serto di
fiori, mentre un sommergibile sta affondando lentamente, si
voleva dunque rendere onore ai marinai periti in mare.
Questo dice il bronzo di Viola-Neglia (autore o fonditore?)
coniato nel 1948 e legato al sommergibile “VORTICE”! Perché
proprio a quel battello? Seguiamone le vicende e la storia
parrà più chiara.
In servizio dal giugno 1943, il 7 Settembre dello stesso
anno, al comando del Tenente di vascello Giovanni Manunta,
quel battello lasciò Taranto per la prima missione con
l’intento di contrastare l’imminente sbarco anglo-americano
a Salerno. In seguito all’armistizio, si consegnò agli
Alleati ad Augusta ed il 16 Settembre, al calar del sole
(post occasum), lasciò tale porto insieme ad altri cinque
sommergibili diretto a Malta ove arrivò l’indomani.
Il 6 Ottobre 1943 lasciò quell’isola per far ritorno a
Napoli, dove fu impiegato per la produzione di elettricità
elettrica destinata alle strutture portuali. Nel febbraio
del 1944 venne inviato alle Bermuda per esercitazioni a
favore delle unità antisommergibili alleate fino al termine
delle ostilità. Tornato a Taranto a fine guerra, avrebbe
dovuto esser consegnato alla Francia in base alle clausole
del trattato di pace, ma la Francia lo rifiutò, ordinandone
però la demolizione. Il 1º Febbraio 1948 il Vortice fu
radiato e contrassegnato come “V. 1”, ufficialmente
trasformato in pontone di carica batterie, un espediente per
evitare la demolizione. Infatti il “Vortice” ed il “Giada”
(V 2), che aveva subito analoga sorte, uscivano segretamente
in mare durante le ore notturne e, con opportuni
camuffamenti, effettuavano esercitazioni che consentivano di
formare i primi nuclei di sommergibilisti di quella che
sarebbe stata la nuova Marina Militare Italiana.
Nel 1952, con l'ingresso dell'Italia nella NATO, “risorse” e
riprese il suo vecchio nome, tra il 1953 ed il 1954, al
Comando del Capitano di Corvetta Aredio Galziglia,
con il “Bario” ed il “Calvi”, costituì il primo nucleo della
nuova forza subacquea. Dopo i lavori di ammodernamento, il
“Vortice” rientrò in servizio nel 1954 come unità
addestrativa, operando intensamente fino al definitivo
disarmo avvenuto il 1º Luglio 1967 e la successiva
demolizione il successivo 1° Agosto. Al di là, dunque, di
una prima semplicistica interpretazione, il bronzo di
Neglia-Viola, inneggiando alle vittime del mare del II°
conflitto mondiale, in realtà intendeva salutare anche
l’orgoglio italiano di una rinascita (ortus) dopo la bufera
bellica che aveva travolto tutto e tutti in Italia (occasum).
A tanti come noi, comunque, piace legarci
all’interpretazione dettata dalla nostra fede: “la
resurrezione dopo morte”, di fronte alla quale, diciamoci la
verità, tante volte assumiamo un atteggiamento quasi di
sfida, a metà fra una netta incredulità ed una convinzione
piuttosto blanda.
Matteo de Musso
mdemusso@alice.it
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..:: Il distintivo del sommergibile.
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