020..:: 22.06.2013
Nella foto, la soprano, Luciana Distante.
Proseguiamo questo «percorso musicale» a
cura di Luciana Distante, soprano. E' una iniziativa
dell'Assodolab riservata a coloro che amano la "buona
musica" e gli "autori del passato" che ci accompagnerà per tutto l'anno 2013 su
queste pagine web del nostro Supplemento di informazione
on-line
www.lasestaprovinciapugliese.it
La prossima uscita sarà il prossimo sabato.
La Redazione
Prof. Agostino Del Buono
Regione Puglia, LECCE..:: L’opera Rigoletto (1851) è
ambientata a Mantova e nei suoi dintorni, nel secolo XVI, si
apre con una festa al palazzo ducale, si svolge nel giro di
pochi giorni, e finisce, come ogni dramma lirico che si
rispetti, con una morte. Rigoletto, indiscusso protagonista,
è un deforme e pungente buffone di corte, che si burla con
cattiveria di tutti e trama, all’occasione, scherzi e
vendette crudeli. Il suo punto debole è la figlia Gilda, la
sua ragione di vita, avuta dalla donna amata ormai morta.
Duro e crudele verso tutti, con la figlia Gilda, Rigoletto è
un padre tenerissimo e premuroso che si preoccupa di tenerla
lontana dal mondo corrotto della corte, ma la fanciulla, per
uno scherzo del destino, è diventata oggetto dell’attenzione
del suo giovane padrone, il Duca di Mantova, libertino
impenitente. Le reazioni alle malefatte del buffone, da
parte dei cortigiani, daranno il via ad una serie di
delitti: Gilda, la figlia di Rigoletto sarà rapita e violata
dal Duca; Rigoletto per vendicare l’offesa pagherà
Sparafucile, un bandito, perchè uccida il Duca, ma a morire,
per mano di Sparafucile sarà l’amata figlia.
Gilda è dunque una giovane ragazza che vive con trepidazione
la propria adolescenza, soffrendo probabilmente della
mancanza di un modello femminile di riferimento reale con il
quale rapportarsi. La fanciulla idealizza la figura paterna,
vissuta come appartenente ad un mondo altro, pericoloso, dal
quale è necessario essere protette, ed allo stesso tempo
prova timore e attrazione nei confronti del “mistero”
rappresentato dall’identità paterna. In quanto adolescente,
Gilda è alla ricerca della conferma del potere del proprio
femminile e dell’avvenenza fisica, si dimostra curiosità nei
confronti dell’amore e della sessualità ma, allo stesso
tempo, prova di colpa per il desiderio fisico. É incapace di
accettare di aver deluso la figura paterna con conseguente
sopravvalutazione degli errori commessi, manca di fiducia in
sé stessi e nel proprio valore, tanto da idealizzare il
concetto di morte e di sacrificio d’amore sino alla scelta
estrema dell’esecuzione-suicidio come espiazione e fuga
dalla realtà.
Alla luce di ciò questo potremmo definire Gilda come un
personaggio che resta dietro le quinte, un pò infantile, che
al terzo atto prende un’iniziativa estrema e, con un colpo
di testa, si fa responsabile della tragedia. La sua è una
vocalità da soprano leggero, non poco leziosa e solo alla
fine, nel quartetto del terzo atto, è possibile riconoscerle
una essenzialità che è d’altronde raggiunta dagli altri
personaggi con una proprietà assoluta dei propri caratteri
musicali che il genio di Verdi sa mantenere tutti
esattamente nelle loro dimensioni.
La prima Gilda della storia fu Teresa Brambilla e Verdi fu
molto esigente per questo ruolo tanto che le intenzioni
iniziali non erano quelle di fare affidamento su tale
cantante. Come emerge chiaramente da una lettera scritta dal
segretario del Teatro La Fenice, Guglielmo Brenna, l’impegno
era massimo nell’assicurare un altro soprano, la tedesca
Sofia Cruvelli, nota però soprattutto per le sue bizze. Ma
nel settembre del 1850 Verdi era a Bologna per allestire il
Macbeth e fu in questa occasione che riuscì ad assistere a
una recita della Luisa Miller, apprezzando parecchio
l’interpretazione della Brambilla. Il 19 ottobre il soprano
lombardo poteva finalmente firmare il contratto con il
massimo teatro veneziano: Rigoletto ottenne giorno dopo
giorno un grandissimo successo, conquistando la fama di vero
e proprio capolavoro verdiano e una buona parte di questo
trionfo si deve proprio a quella compagnia di canto, come
riconobbe la Gazetta Musicale in un suo articolo: “La
signora Brambilla eseguisce sempre con maggiore perfezione e
bravura la propria parte, specialmente nel canto di grazia e
per agilità della voce. Insomma, una voce che anche a
trentotto anni stupiva e faceva emozionare, creando il primo
modello per uno dei personaggi femminili più amati
dell’universo verdiano”.
Sulle scene moderne Gilda è appannaggio di soprani di
coloratura ossia leggeri puri: nell’immediato presente voci
quali Mariella Devia, Ruth Ann Swenson, Elena Mosuc, Desiree
Rancatore, Anna Netrebko, per citarne alcune. Queste voci
proseguono una tradizione antica un secolo, consolidatasi
grosso modo ad inizio novecento, quando si affermò una sorta
di stereotipo interpretativo che fece di Gilda una ragazza
dalla voce purissima e dolce. Stereotipo tipico del soprano
leggero che rafforzò gli aspetti “di maniera” (i cosiddetti
“bamboleggiamenti” ) nell’età di Toti Dal Monte, celebre
Gilda toscaniniana, che finì con l’accentuare a dismisura il
lato infantile del personaggio. Ma, accantonato il lato
infantile, a Gilda possono ben spettare e spettano
connotazioni drammaturgiche diverse da quelle angelicate e
quasi infantili, ossia quelle della ragazza che oscilla tra
il dovere e la tentazione, che ha la maturità e la forza di
affrontare il racconto della propria seduzione al cospetto
del padre, che subisce la disillusione una volta scoperta
l’identità del seduttore oltre che del padre ed il carattere
per andare incontro all’estremo sacrificio per amore. Tutte
sfaccettature che possono avere, come in effetti hanno avuto
più volte in passato, rilievo drammatico più accentuato e
rimarcato di quanto il soprano leggero possa incarnare per
timbro e tipo di accento. In questa direzione vanno le
interpretazioni storiche più recenti di Joan Sutherland,
Renata Scotto e Maria Callas, ossia di soprani che hanno
cantato ( alcune in prima fase di carriera) parti da soprano
leggero o lirico leggero, ma che poi hanno avuto una
evoluzione di repertorio ( più o meno forzata ) verso ruoli
più pesanti. In questo le signore suddette meglio aderiscono
nei fatti a quella che fu forse l’ideale vocale originario
di Verdi, perchè più complete dal punto di vista dei mezzi
espressivi e vocali. Tutte, comunque, hanno subito, almeno
in parte, il condizionamento dei modelli precedenti del
leggero di coloratura nell’esecuzione della cavatina, alcuni
anche evidenti e decifrabili, pur conferendo a Gilda altro e
diverso sapore da quello meramente infantile.
Del resto il ruolo di Gilda è un grande ibrido dal punto di
vista vocale. È vero che il brano "Caro nome", alla fine del
primo atto, sebbene possegga una certa varietà di modi
interpretativi, resta per definizione un aria di vocalità da
leggero di coloratura, presupponendo la capacità di eseguire
agilità di grazia, che constano in trilli, scale ascendenti
e discendenti, staccati/picchettati, serie di duine etc..
Nell’ambito del ruolo, però, non possono certamente
considerarsi brani da soprano di coloratura intere porzioni
del primo duetto con Rigoletto, la stretta del duetto con il
Duca, il secondo duetto con Rigoletto, il terzetto con
Sparafucile e Maddalena. Il grande slancio che interpreti
come la Callas, piuttosto che la Sutherland o la Gencer
hanno dato a brani come ”Addio, addio speranza ed anima”, o
la sofferenza profonda nel canto della Scotto o, di nuovo,
della Callas nel “Tutte le feste al tempio”, sono indice
della complessità del ruolo. Quello di mescolare nello
stesso ruolo vocalità differenti quando non opposte fu del
resto prerogativa delle scritture verdiane di ogni registro,
al fine di meglio caratterizzare ogni sfaccettatura della
psicologia dei personaggi.
Luciana Distante
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