009..::.06.04.2013
Nella foto, la soprano, Luciana Distante.
Proseguiamo questo «percorso musicale» a
cura di Luciana Distante, soprano. E' una iniziativa
dell'Assodolab riservata a coloro che amano la "buona
musica" e gli "autori del passato" che ci accompagnerà per tutto l'anno 2013 su
queste pagine web del nostro Supplemento di informazione
on-line
www.lasestaprovinciapugliese.it
La prossima uscita sarà il prossimo sabato.
La Redazione
Prof. Agostino Del Buono
Regione Puglia, LECCE..:: Falstaff è l'ultima opera
di Giuseppe Verdi. Il libretto di Arrigo Boito è tratto da
Le allegre comari di Windsor di Shakespeare, ma alcuni passi
furono ricavati da Enrico IV, il dramma storico nel quale
per la prima volta era apparsa la figura di Sir John
Falstaff. La prima rappresentazione ebbe luogo a Milano
nell'ambito della stagione di Carnevale e Quaresima del
Teatro alla Scala, il 9 febbraio 1893, con la direzione di
Edoardo Mascheroni. Successivamente ha aperto le stagioni
operistiche del Teatro alla Scala nel 1921, 1936, 1980.
L'opera è ambientata all'inizio del XV secolo e ciascuno dei
tre atti si compone di due quadri.
Il primo si apre con l'anziano e corpulento Sir John
Falstaff, alloggiato con i servi Bardolfo e Pistola presso
l'Osteria della Giarrettiera, che progetta di conquistare
due belle e ricche dame: Alice Ford e Meg Page. A questo
scopo invia alle due comari altrettante lettere d'amore
perfettamente identiche. La circostanza scatena lo sdegno e
l'ilarità di Alice e Meg che, insieme alla comare Quickly e
a Nannetta (la figlia di Alice, innamorata del giovane
Fenton, ma promessa dal padre al pedante Dottor Cajus),
progettano una burla ai danni dell'impudente cavaliere, tale
da togliergli la voglia di atteggiarsi ad ardente seduttore.
Dal canto loro, Mastro Ford e il Dottor Cajus, informati dai
servi di Falstaff delle intenzioni del padrone, si preparano
a contrastarlo ideando a loro volta uno scherzo all'insaputa
delle donne.
Nel secondo atto, Mrs. Quickly reca a Falstaff un messaggio
di Alice, la donna ha ricevuto la lettera e lo attende a
casa «dalle due alle tre», l'ora nella quale il marito è
assente. Partita Quickly si presenta Ford, sotto il falso
nome di signor Fontana, supplicando Falstaff di ricorrere
alle sue rinomate arti amatorie per conquistare Alice,
affinché la bella, perduta la sua virtù, decida finalmente
di concedersi anche a lui. Falstaff naturalmente accetta,
sedotto anche dall'offerta di una ricca borsa, e confida al
falso signor Fontana che fra mezzora, non appena «quel
tanghero di suo marito» sarà uscito di casa, Alice cadrà fra
le sue braccia. Quindi va a vestirsi e a imbellettarsi per
l'appuntamento galante. Il gelosissimo Ford prima si
dispera, poi decide di irrompere in casa propria con i suoi
uomini per sorprendere gli adulteri. Ma le donne fanno in
tempo a nascondere Falstaff, recatosi pimpante
all'appuntamento amoroso, dentro la cesta del bucato. Al suo
posto, dietro un paravento, Ford scopre la figlia Nannetta,
intenta a scambiare tenerezze con Fenton. Infine Falstaff
viene gettato nel fossato sottostante tra le risa di tutti i
presenti.
Nel terzo atto, Alice rivela al marito la verità e tutti –
uomini e donne – si coalizzano per giocare a Falstaff
l'ultima spettacolare burla: la comare Quickly lo convince a
recarsi ad un secondo appuntamento con Alice e Meg, a
mezzanotte, nel parco, travestito da Cacciatore Nero. Tutti
si travestono da fate e folletti; nella divisione dei ruoli,
a Nannetta tocca la splendida Regina delle fate ed il padre
intende approfittare della confusione per sposare la figlia
con il vecchio Dr. Cajus; mentre spiega il suo piano al
dottore, indicando anche il travestimento che dovrà usare,
viene udito per caso da Mrs. Quickly, che immediatamente
avverte la giovane. L'incontro galante si trasforma in
«tregenda»: mascherati da creature fantastiche, tutti gli
abitanti di Windsor circondano il panciuto seduttore, mentre
una schiera di folletti (i bambini di Windsor) lo tormenta e
lo costringe a confessare i suoi peccati. Finalmente
Falstaff riconosce il servo Bardolfo e comprende di essere
stato, una volta ancora, burlato. Intanto Ford sposa quella
che crede sua figlia Nannetta con il Dr. Cajus ma, tolto il
velo si scopre che è invece Bardolfo.
L'opera così finisce in allegria: Ford si rassegna,
acconsente al matrimonio di Nannetta e Fenton e invita tutti
a cena; e Falstaff – ritrovata l'antica baldanza – detta la
morale della storia: «Tutto nel mondo è burla.»
Giuseppe Verdi compose quest'opera alla soglia degli ottanta
anni, eppure è sorprendente vedere quanto innovativo ed
anticonvenzionale sia risultato questo ultimo lavoro
operistico.
Falstaff rappresenta un genere nuovo: "la commedia musicale
umoristica, come l'Otello rappresentava la tragedia musicale
italiana in opposizione al dramma tedesco di Wagner. Queste
le mete supreme cui giunge, dopo oltre cinquant'anni di
lavoro indefesso, di tenace volontà, di stupenda
progressività, l'arte operistica di Giuseppe Verdi" .
Il sistema seguito dal compositore per musicare l'opera è il
logico proseguimento della via che egli stesso aveva aperto
tra le forme convenzionali del melodramma ottocentesco,
verso un realismo espressivo sempre più evidente e forte.
Falstaff è il momento di approdo trionfante in questo lungo
processo di costruzione. L'aderenza tra dramma e musica è
infatti totale, e nessun elemento prevale sull'altro. Per
Verdi, il dramma è il mezzo e la creazione della musica il
fine. Questo parallelismo è raggiunto attraverso un uso
sapiente e calcolato, ed oramai quasi assoluto, del
recitativo musicale che nasce dal nucleo spirituale delle
parole, dei personaggi e delle situazioni, mentre
l'orchestra a sua volta incide e scolpisce questi effetti.
In ogni caso, la voce umana predomina su tutto e la melodia
vocale non indietreggia di fronte all'orchestra. La linea
melodica maggiore è costruita da infiniti e vari frammenti
melodici che, passando da una voce all'altra e collegati
attraverso un uso cesellatore della strumentazione, si
compongono in unità.
Anche i classici duetti sono stati rivoluzionati, si tratta
infatti, oramai, di conversazioni. Il processo di utilizzo
sempre maggiore del recitativo iniziato con la "trilogia
popolare" è qui portato alla perfezione. Se usiamo il
termine "duetto" è solo per la consuetudine che permette di
indicare in tale modo una scena a due.
È quanto avviene nel duetto tra Falstaff ed Alice, la voce
sopranile dell'opera.
Il personaggio di Alice primeggia sulle altre donne presenti
e, per la parte, Verdi desiderò una voce bella e molto
agile, ma soprattutto un'attrice ed una donna energica e
irriverente. Le sue frasi lusingatrici, femminili ed
aggraziate, colorite di finta modestia, sboccano in un
capolavoro di fine ipocrisia nella strofetta "Ogni più bel
gioiello mi nuoce", in grado di ingannare anche l'uomo più
astuto.
La prima interprete di Alice fu la Zilli.
Luciana Distante
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