032 ..:: 30.09.2022
..:: Sopra, Nino Rota in una foto immerso
nella sua musica.
TRINITAPOLI ..:: La componente fantastica,
magica, onirica e irreale era una parte sostanziale
all’interno del cinema di Fellini e forse era proprio questa
la caratteristica che contraddistingueva entrambi gli
artisti, Fellini e Nino Rota: la grande fantasia e capacità
immaginativa.
“Otto e mezzo” è una mescolanza, una commistione di
situazioni reali e oniriche, situazioni vere, che accadono,
e momenti in cui il protagonista sta sognando, oppure sta
semplicemente sognando ad occhi aperti, immaginando
situazioni che non appartengono al piano della realtà, ma a
quello della grande fantasia del protagonista Guido,
ancorato all’infanzia, al bambino che non riesce a crescere
razionalmente. Le musiche seguono questo andamento, questa
“bella confusione” in cui lo spettatore non ha mai chiarezza
sulla veridicità di quello che sta guardando. I brani
musicali sono presentati spesso in forma diegetica
all’interno del film, ovvero si vede nella scena spesso
un’orchestra, un piccolo gruppo o complessino bandistico, o
semplicemente un duetto da cui scaturisce la fonte musicale.
Quando la musica è diegetica, spesso la grandiosità sonora,
la potenza e l’intensità acustica non hanno una
corrispondenza visiva, e spesso il brano musicale viene
suonato da un ristretto numero di musicisti, come nel caso
della “scena delle terme” iniziale, in cui il piccolo
complesso cameristico presente all’interno della scena stona
con la grandiosità musicale uditiva.
Quando invece la musica non è diegetica, quindi non è
suonata da musicisti presenti all’interno della scena,
frequentemente sembra che la fonte sonora scaturisca dalla
scena stessa, poiché ripetutamente in molte scene i
personaggi si comportano come se la musica fosse presente.
Per esempio nella “scena dell’harem”, dopo la rivolta delle
signore, la musica termina con un maestoso finale seguito da
un fragoroso applauso come se lo spettatore stesse realmente
assistendo ad uno spettacolo teatrale-circense, oppure,
sempre nella stessa scena, la ballerina Jaqueline Bon-bon
balla e canta accompagnata da una finta musica diegetica (in
realtà non ci sono musicisti all’interno di quella sequenza)
che lei stessa sta intonando vocalmente, o per esempio la
rumba presente nella scena del ricordo d’infanzia di Guido,
quando la Saraghina balla a ritmo di musica anche se essa
non è presente nella scena, o ancora quando l’amante Carla
intona il “canto di Carlotta” accompagnata da irreali
accordi pianistici. E’ sempre presente un dislivello tra
realtà e finzione, sia visivamente che musicalmente, e lo
spettatore vive il film in uno stato di confusione in cui
non sa se credere o no a quello che vede e che sente, è
immerso nel “flusso di coscienza” di Guido e vive assieme a
lui, accettando la realtà così com’è. Le musica di Nino Rota
è tonale e melodica, (i temi sono molto orecchiabili come ad
esempio il “Canto di Carlotta”, il “Ricordo d’infanzia” o la
celebre “Passerella d’addio”, tema che caratterizza l’intero
film), e le melodie ricordano quasi sonorità romantiche
ottocentesche e liriche; non mancano tuttavia i cromatismi e
le sonorità aspre e pungenti che caratterizzano alcuni dei
temi che ha composto per il film Otto e mezzo: un esempio è
il brano “Carlotta’s Galop”, caratterizzato da cromatismi e
dissonanze, e il tema de “L’illusionista”, anch’esso
caratterizzato da note cromatiche che danno allo spettatore
una sensazione di tensione.
Chiara Di Bert
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