031 ..:: 30.09.2022
..:: Sopra, la “copertina” di un album in
vinile con la musica di Nino Rota.
TRINITAPOLI ..:: In tutti i film di Federico
Fellini la musica svolge una funzione centrale e diventa un
vero e proprio personaggio a partire da “Lo sceicco bianco”,
film che sancisce l’inizio della collaborazione tra i due
artisti. La musica all’interno del cinema di Fellini risulta
quindi indispensabile, non ha una funzione di distaccato
sottofondo ma interagisce con tutti gli elementi presenti
all’interno del film. All’interno del lungometraggio “La
strada”, ad esempio, il tema di Gelsomina non rappresenta
solamente un commento o un accompagnamento ma diventa un
vero e proprio personaggio, e acquisisce significato solo in
relazione ad esso. Sergio Miceli nel suo libro "Musica e
cinema nella cultura del Novecento", sostiene che "La musica
entra fisicamente nella narrazione, come personaggio,
divenendo componente poliespressiva e quindi polisemantica e
ciò indica la necessità, qui più che altrove, di analizzarla
in stretto rapporto con tutti gli altri elementi che
costituiscono lo spettacolo, considerando altresì la figura
del regista quale “coautore” del commento, vincolato com’è
quest’ultimo alle ragioni poetico-narrative del film". La
musica rappresenta dunque il personaggio e la sua condizione
esistenziale, sembra che egli addirittura parli e comunichi
attraverso il linguaggio musicale, il quale ha una forza
espressiva pari se non superiore rispetto alla comunicazione
verbale. Il tema di Gelsomina accompagna la protagonista
lungo tutta la durata del film e della vita del personaggio.
Il personaggio si spegne senza note e melodie, mentre
rifiorisce non appena ode la musica soave del Matto, come
cita Roberto Calabretto nel suo libro "Lo schermo sonoro":
«Per la prima volta il tema, nuovamente presentato a livello
interno, è suonato dalla tromba. Grazie agli insegnamenti
del Matto, Gelsomina ha trovato nella musica l’unico mezzo
per esprimersi. Le note subentrano alle parole, allo stesso
modo la tromba sembra essere una metafora della piccola
girovaga: è uno strumento umile e all’apparenza sgraziato,
ma che nelle sue mani può dar vita a melodie dolcissime».
Lungo tutta la durata del film viene proposto numerose volte
il tema di Gelsomina, suonato diversamente in tutte le sue
manifestazioni, con un’orchestrazione differente, con un
ritmo diverso e anche con strumenti diversi. La musica non
diventa mai pesante e ripetitiva, ma anzi si insinua
amorevolmente all’interno dell’animo dello spettatore, il
quale ha la sensazione di conoscerla da tempo poiché essa
raggiunge poco a poco una dimensione affettiva. La musica
nel cinema di Fellini, quindi, «assume il duplice ruolo di
mezzo e di fine narrativo. La musica-personaggio rivela
infatti una carica di valori atavici, irrazionali,
misteriosi e quindi implicitamente ritualistici i quali
trascendono una codificazione culturale del linguaggio
musicale utilizzato: come tale essa è il medium eletto
nell’arduo slittamento da una dimensione narrativa
d’impianto realistico a un’altra liberamente simbolica. Ma
la sua stessa presenza indirizza verso nuove soluzioni, può
favorirle o imporle, sciogliere nodi esistenziali
diversamente inestricabili: in tal senso la
musica-personaggio rappresenta la cifra patologica – nella
accezione filosofica del termine – in cui si identificano la
salvezza morale e il raggiungimento di una dimensione
metafisico-spiritualistica non altrimenti perseguibili»,
asserisce Calabretto nel libro citato in precedenza.
La musica come personaggio continua a evolversi e ad
affermare la sua primaria funzione in film quali “I
vitelloni”, “La strada”, “Il bidone”, “Le notti di Cabiria”,
“La dolce vita”, “Rocco e i suoi fratelli” e “Otto e mezzo”,
musica che, come pronuncia Calabretto nel libro già citato,
"…non solo circoscrive il tempo, ma diviene anche il luogo
delle immagini: un luogo privilegiato per cogliere i segreti
meandri del loro essere più intimo. Il suo tempo, allora, si
risolve nello spazio, rinunciando al suo status per
affidarsi alla certezza delle concrezioni della memoria".
Chiara Di Bert
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